Progetto SuperSid
SUPERSID
Lo Stanford Solar Center e vari partners (
come Sara: Society of Amateur Radio
Astronomers) hanno messo a punto degli
economici monitor, capaci di registrare
indirettamente l'evolversi dell'attività
solare entro il ciclo di 11 anni.
Indirettamente perché gli apparati
riceventi ( sostanzialmente dei
pre-amplicitatori di segnale audio a basso
rumore), messi opportunamente in antenna,
sono in grado di tracciare i disturbi che
una o più emittenti militari VLF, subiscono
nel corso del giorno.Come noto con VLF si
indica una porzione dello spettro
elettromagnetico compresa nell' intervallo
3 Khz - 30 Khz , parte della quale
tecnicamente sarebbe da considerare come
suono vero e proprio ( 20 Hz-20 Khz). Le
potenti stazioni militari, dovendo
comunicare coi propri sottomarini in acque
nazionali ed internazionali , hanno scelto
queste frequenze perché capaci di coprire
distanze immense e di penetrare finanche
le profondità oceaniche. Nel monitoraggio
naturalmente non interessa il segnale
modulato, che comunque son sarebbe
decifrabile in quanto normalmente criptato
( in FSK a 200 baud). E comunque
commetteremmo un illecito che potrebbe
metterci in guai seri.. Interessa invece
la stessa portante, che dal flusso di
energia della nostra stella viene
alterata; proprio la natura ed la durata
temporale in cui si manifesta questa
modifica, ci permette di risalire
indirettamente al processo fisico che l'ha
prodotta.
Il monitor viene fornito già testato e
calibrato; a richiesta vengono inviati
anche 200 metri di cavo smaltato, i
supporti per realizzare un'idonea antenna
ed il cavo coassiale di collegamento al
monitor. Questo nel caso si opti per la
ricezione della componente magnetica ( loop antenna)
del segnale. La componente elettrica
( mediante antenna di tipo E-field )
fornisce generalmente un segnale migliore
e registra fenomeni solari più marcati e
risoluti. Per contro risente pesantemente
del rumore elettromagnetico di origine
umana ( hum) del luogo di ricezione, che
quindi dovrebbe essere posizionata in
aperta campagna.Cosa però non sembre
possibile: il monitoraggio costante e
serio dei fenomeni ionosferici
richiederebbe la disponibilità di corrente
elettrica in luoghi spesso veramente
disagiati, oppure la predisposizione di
pannello solare e batterie, capaci di
alimentare monitor e PC, ed una
connessione internet wireless per inviare
i dati giornalieri al Solar Center o sul
proprio sito via ftp.Come molti caciatori
delle VLF qui a Masera è stato
sperimentato di conseguenza un loop
magnetico, che è anche costruttivamente
più semplice. Si tratta di un cavo avvolto
in un cero numero di spire attorno ad un
telaio di qualunque forma e collegato ad
una basetta a cui giungono anche il
centrale e la calza del cavo coassiale.
Tutto molto semplice. La teoria e l'
esperienza maturata sul campo dicono che a
parità di lunghezza del filo d'antenna,
quanto più ampio è il loop tanto migliore
sarà in teoria anche la ricezione rispetto
allo scenario opposto: numero maggiore di
avvolgimenti su di un telaio più piccolo.
Anche l'aumento della lunghezza d'antenna
è benefica, ma fino ad un certo punto,
superato il quale la ricezione inizia a
degradare a causa dell' intollerabile
aumento anche dell' impedenza.
EMISSIONI SOLARI
Si misura l'intensità ( I ) deI
picchi
di energia
nella banda dei raggi X in un
intervallo tra 1 e 8 Angstrom :
Classi
Segnale ( Watt/metri^2) |
|
B
I < 1.0
× 10–6 C 1.0 × 10–6 <= I <= 1.0 × 10–5 M 1.0 × 10–5 <= I <= 1.0 × 10–4 X I >= 1.0 × 10–4 |
Ogni
categoria è
ulteriormente
divisa in nove
sottoclassi,
da 1 a 9.
ll
satellite
non è in grado
di ricevere Un evento caratterizzato da 6 X 10-5 watts/metri^2, si indica quindi come: M6 Le classi B e C sono poco interessanti anche per apparati professionali. oltre i 10^-2 watts/metri^2 , cioè di un brillamento X-20 |
Il monitor SUPERSID possiede una risoluzione tale da consentire la raccolta dei più energetici flussi M e di tutti quelli di tipo X.
La classi B e C
sono le più ricorrenti e le meno intense,
anche se le seconde possono a volte
guadagnare una certa importanza. Il
monitor proposto dallo Stanford non è in
grado di registrare eventi di tipo B ma
può ricevere flares a partire dal tipo C
2.0. I brillamenti di tipo M, seppur
piuttosto rari, sono energetici e
appariscenti nel tracciato SID. Infine
quelli ancora più rari di classe X possono
danneggiare le comunicazioni cellulari ,
le reti elettriche, i satelliti in orbita
e mettere seriamente in pericolo
l'incolumità degli astronauti . L'immagine
che segue è significativa. Nello
spettrogramma SID, i brillamenti si
lasciano individuare attraverso un
innalzamento istantaneo e quindi quasi
verticale del segnale VLF , il mantenimento di
un plateau temporalmente prolungato quando
la durata del picco di produzione
energetica e la graduale ridiscesa
dell'onda ai valori ordinari di fondo.
LA IONOSFERA
Al momento del sorgere del sole, la sua radiazione colpisce la ionosfera prima del suolo, al tramonto la luce continua a raggiungerla anche dopo che nella località di ricezione è già sotto l'orizzonte. Al momento dell' alba e del tramonto, il monitor registra quindi l' effetto prodotto dal rimbalzo delle VLF ionosferiche lungo tutto il cammino dalla stazione emittente a quella di ricezione, cioè il processo di transizione che inteviene quando la radiazione solare, ionizzando istantaneamente la ionosfera, spazza il percorso tra le due stazioni. Il terminatore dell'alba e del tramonto impiega più tempo a spazzare tale cammmino, quindi la durata della marcatura è legata anche alla distanza in longitudine tra le stazioni: se esse sono separate lungo la direzione nord-sud l'effetto alba/tramonto sarà più netto e ben definito nel grafico, e la transizione sarà più rapida.Nel caso di separazione in longitudine, più lenta. Anche la latitudine è importante in quanto all' equatore il dì ha sempre la stessa durata della notte e le variazioni dell l'altezza del sole sul piano dell' orizzonte equatoriale, sono contenute in 23°27' (tale è l'inclinazione dell' equatore celeste sull'eclittica), tra 90° e 66°33', la metà di quanto non avvenga in ogni altro luogo della Terra. A latitudini diverse la lunghezza del di' è invece ovviamente legata alle stagioni.
SID E SES
In molte
trattazioni, l'effetto dei brillamenti
solari viene descritto in termini di SID.
Il termine può essere fuorviante e se
associato ad ogni disturbo prodotto sulle
onde elettromagnetiche, anche erroneo.
Infatti l'esacerbazione di un segnale VLF
a causa di meccanismi innescati dalla
nostra stella, dovrebbe essere definita
SES ( Sudden Enhancement of Signal),
mentre col l'espressione SID si dovrebbe
fare riferimento ai casi in cui l'attività
solare produce l' indebolimento o
addirittura la cancellazione del segnale
stesso. I fotoni UV ed X, oltre alla
ionizzazione ionosferica, fanno aumentare
l'gitazione termica e quindi il numero di
collisioni delle particelle
atmosferiche.Durante i brillamenti, lo
strato D diventa riflettente e tanto più
in basso avviene tale riflessione, tanto
maggiore risulta il numero di
collisioni.Questo stato di cose può dare
luogo ad interferenza distruttiva;
In generale, se due onde della stessa
frequenza sono in fase, esse si sommano
producendo interferenza (costruttiva).
L' ampiezza risultante diventa la somma
algebrica delle singole ampiezze.
In ambito SID,
se sfasate, le onde arrivano alla stazione VLF ricevente indeboite, se in
controfase genereranno il silenio
elettromagnatico ed il grafico mostrerà un
deciso avvallamento temporalmente
perdurante quanto il brillamento che lo ha
prodotto. E' solo in questa prospettiva
che occorrerebbe propriamente parlare di
fenomeni SID.
IL
MAGICO MONDO DELLE ONDE VLF
Tra di esse, una
delle prime fu l'americana WWVL, che dal
1963 al 1972 usò le VLF in FSK per
trasmettere il suddetto segnale.Oggi sono
ancora attive le stazioni beta russe (
anche se la loro attività è incostante),
quella di Teddington ( MSF, operante a 60
Khz) in Gran Bretagna e quella di
Mainflingen (DCF 77,operante a 77.5 Khz)
in Germania.E' infine molto famosa la
stazione svedese di Grimeton
situata vicino a Varberg,nella contea di
Halland ( nome in codice SAQ, operante in
CW A 17,2 Khz). La sua storia è molto
affascinante: tra la fine dell'Ottocento e
gli inizi del Novecento, la forte
emigrazione di manodopera svedese verso
gli Stati Uniti, suggerì l'idea di
realizzare nel 1923 un'emittente
ricevibile dai connazionali di oltre
oceano. E ciò naturlamente al fine di
permettere loro di mantenere i contatti
con la madrepatria e di ricevere le news
da quel meraviglioso lembo scandinavo.
L'impianto avrebbe più in generale
soddisfatto la crescente necessità di
comunicazioni commerciali in radio
telegrafia. Rimase in funzione fino agli
anni 50' del Novecento per quanto riguarda
le comunicazioni civili, ma servì anche
come faro militare per i somemrgibili fino
al 1996. Negli anni sessanta fu installata
una seconda trasmittente valvolare
operante a 40 Khz. La stazione merita una
visita sia per il retaggio che porta
con sé, sia per il magnifico stato di
conservazione di tutti gli elementi della
filiera componentistica cha la mandano in
etere (l'impianto è totalmente
elettro-meccanico, senza alcuna componente
elettronica). Il cuore del sistema è
costituito dal motore asincrono, dal
gruppo di trasmissione con elevazione giri
motore, dal reostato e soprattutto dal
meraviglioso alternatore di Alexanderson
(oggi unico esemplare funzionante al
mondo). Completano il trasmettitore
l'adattatore d'antenna ed il sistema
radiante, composto da 6 pali di acciaio
alti 127 metri tra cui corrono i cavi. In alcune occasioni la
trasmittente ( quella originale a 17.2
Khz) viene magicamente riattivata, e
preannunciato dal frastuono del motore in
accelerazione, un fascinoso modo di vivere
ormai dimenticato se ne esce dalle tenebre
e si diffonde sotto forma di ronzio
elettromagnetico che irradia in tutto il
mondo un onda continua di auguri e
speranza per l'umanità. Questo si verifica
almeno due volte l'anno: la vigilia di
Natale ed un giorno domenicale intorno
alla data di nascita dell' ingegner
Alexanderson ( Alexanderson's day,
ricorrente in Giugno).Il prossimo
messaggio, che si dice in Europa sia
ricevibile senza troppi sforzi, sarà
irradiato per due volte, domenica 3 Luglio
2016.
Tornando alla
detenzione dei disturbi ionosferici di
origine solare, a
questo link si può consultare
l'elenco completo e aggiornato delle
stazioni militari impiegabili al fine del
monitoraggio.
Il progetto SuperSid, a differenza di altri proposti in bassato dagli stessi enti, permette di monitorare un numero indefinito di stazioni militari, che osservate per un certo periodo, si rivelino proficuamente selezionabili per il nostro scopo.Alcune di queste, senza preavviso ( naturalmente, trattandosi di servizi militari), vengono spente in alcune ore per manutenzione o per economicizzare sui costi notevoli richiesti per mantenere in servizio queste immani strutture.Altre migrano su diverse frequenze rispetto a quelle comunemente note. Per questo, una volta approntata la stazione di monitoraggio, occorre un periodo valutativo.L'immagine che segue riporta FFT ( Fast Fourir Transform) e waterfall prodotte dal software Spectrim Lab,
e relative ad
alcune emittenti il cui segnale sembrava
stabile nel tempo.L'analisi è di circa un
anno fa, ma nell'estate 2016, solo
l'emittente FTA pare fornire una
trasmissione affidabile ed è quindi stata
quindi da noi adottata come segnale di
riferimento principale.Esa è situata a
Saint Assise in Francia e trasmette a 20,9
Khz.DHO 38, localizzata a Rhauderfehn in
Germania, trasmette un segnale intenso
solo nelle opere notturne.
Mentre la
stazione NAA e basata a Cutler,nel Maine
degli Stati Uniti, nonostante con i suoi
1.8 megawatt di potenza sia la più
maggiore emittente del mondo, qui non
viene più ricevuta bene.
A sinistra:Cutler (NAA).L'emittente militare VLF del Maine ( USA) è la più potente del mondo.Irradia più di 1000 Kw alla frequenza di 24 Khz. Fonte immagine: Wikipedia.A destra: Saint' Assise ( FTA).La stazione francese emette a 20.9 Khz. Il suo segnale viene ricevuto in modo molto intenso e continuativo dal nord Italia.Fonte immagine: Rrouyalamouche © Tutti i diritti riservati.
HARDWARE
Ogni cavo induce una resistenza proporzionale alla sua lunghezza, trascurabile entro i 200 metri di avvolgimento.Per potenziare la ricezione si può aumentare l'area del telaio, il numero di spire o entrambe ( con un cavo più lungo).Aumentando il numero si avvolgimenti aumentano anche la capacitanza, cosa che fa abbassare la frequenza risonante, e la resistenza del cavo, con perdita di ampiezza del segnale.E' quindi preferibile avere un' antenna più estesa e con minori avvolgimenti.Una morsettiera connette le due estremità del filo d'antenna con il centrale e la calza del cavo di connessione ( non ha importanza come li accoppiamo); il sistema, come in genere avviene in ambito radiantistico e a differenza dei sistemi televisivi, è pensato per lavorare con impedenza di 50 ohm.Il cavo RG 58-U,fornito nel kit, si caratterizza proprio con tale impedenza.Il connettore previsto è di tipo BNC: maschio sul cavo, femmina da pannello sul ricevitore.Lo Stanford fornisce anche questo.Se per qualsiasi ragione ce lo procuriamo noi, attenzione che ( io non lo sapevo) esistono sia BNC da 50 ohm che da 75 ohm.
In ogni caso,la
tenue corrente raccolta verrà amplificata
centinaia di volte dal ricevitore ed
inviata alla scheda audio del PC per
essere digitalizzata.
Detto sommariamente dell'
antenna, il cui comportamento fisico è
rassunto dall'immagine a lato, veniamo al
ricevitore.
Un ricevitore
VLF, per lo meno nella sua composizione
basilare, è in sostanza un
pre-amplificatore audio che può essere
progettato e costruito in proprio. aAlcuni
enti ed associazioni forniscono delgli
strumenti già pronti. Oltre a quello dello
Staford Solar Center, merita menzione il
progetto anglosassone dalla UK Radio
Astronomy Association ( UKRAA), che
fornisce il monitor assemblato o in kit,
il frame d'antenna ed altro hardware di
sintonia del sistema. La NASA
distribuisce in kit il ricevitore INSPIRE
VLF-3 e quello del progetto Radio
Jove.Quest'ultimo, per quanto
rivolto primariamente alla detenzione
delle emissioni da sincrotrone gioviane
(burst), può essere impiegato per ricerca
solare ( allestendo uno solo dei due
dipoli a mezz'onda con cui dovrebbe
lavorare il ricevitore in configurazione
gioviana).Infine
ad un livello complessità e di impiego
economico superiore, si colloca e-Callisto,
la rete di monitoraggio di spettrometria
solare.
Supersid
consiste in uno scatolotto simile a quello
che un tempo conteneva il lucido per
scarpe o le mentine.L'elettronica è tutta
qui dentro ; ma i risultati scientifici
che possono essere ottenuti, ci si creda o
no, sono di tutto rispetto. Il segnale,una
volta amplificato dagli stadi del monitor,
tramite cavo stereo schermato terminato da
un jack da 3,5'', deve essere inviato ad
un convertitore analogico digitale. Il più
elementare è naturalmente la scheda audio
del PC. Fino a non molti anni fa,
occorreva ricorrere a multimetri digitali
o sofisticati data logger. Questi ultimi,
sono ancora utili per studi sul campo, in
assenza di corrente elettrica e senza
l'ingombro del PC. Sono però in genere
costosi e caratterizzati da larghezza di
banda limitata. Sebbene alcuni vecchi
eleboratori imbarchino ancora schede audio
con frequenza di campionamento a 48000
campioni al secondo, ormai è la norma
possedere, anche senza saperlo, una scheda
HD con sample rate di 96000. Dato che, in
virtù del noto teorema di Nyquist-Shannon,
la banda passante è la metà della
frequenza di campionamento, avremo a
disposizione un untervallo di 48 Khz,
entro cui cercare le emittenti più adatte
allo scopo. Anche 24 Khz sarebbero
comunque sufficienti; almeno per quanto
riguarda le maggiori emittenti attive in
Europa, che non irradiano in prevalenza
oltre tale soglia. Anche in questo caso
visualizzeremmo nel plot del
software,un buon numero di emittenti.
Quanto alla risoluzione del campionamento,
la maggior parte delle schede in commercio
lavorano almeno a 16 bit.Comparando
l'andamento del segnale per qualche
giorno, potremo scegliere le emittenti più
ideonee.
Il
software fornito col cd rom è di tipo
portable e non va installato ma copiato (
preferibilmente nella root) ed eseguito;
una versione più recente e aggiornata,
resa disponibile sul web, va invece
installata.In ogni caso avremo la seguente
struttura:
Config contiene il file di configurazione, che va previamente editato.Si può semplicemente usare blocco note di Windows.
Data contiene le registrazioni giornaliere.
Doc contiene la documentazione di supporto.
Program, oltre alle varie librerie, contiene l'eseguibile del programma, un file chiamato supersid, che può essere linkato sul desktop.Il file supersid_plot permette la visualizzazione del grafico dei records contenuti in Data. Ma esso deve essere chiamato col menù Plot del programma di cattur aperto, e quindi con la registrazione in corso.Mentre il click sull'icona non ha effetto.
L'altra la
ripetibilità di risposta della stazione
ricevente allo scenario osservato.Cosa che
sembra sia soddisfatta dai nostri ascolti
effettuati da Masera.L'immagine seguente è
relativa al monitoraggio di 5 giorni
consecutivi di FTA.
Nella cartella Config è contenuto il relativo file, che va opportunamente configurato prima di iniziare l'attività di monitoraggio SID. In ambito Windows il file, editabile con qualsiasi editor di testo come Blocco Note o WordPad, è relativamente snello.In Linux, come vedremo, occorre definire alcuni parametri ulteriori.
[PARAMETERS]
site_name = attribuito dallo Stanford al momento dell'ordine dle kit o scelto dall'utente: 20 caratteri massimi, senza spazi.
contact = email di riferimento
longitude =
latitude =
hourly_save = opzionale per salvataggio orario, variabili Yes e No
data_path = la directory in cui confluiscono i salvataggi
utc_offset = differenza oraria dal Tempo Universale. Per l'Italia (+) 1:00 con ora legale e (+) 2 con quella solare.
time_zone = Zona oraria. Per noi è CEST ( Central Europe Summer Time) d'estate o CET d'inverno. Elenco mondiale qui.
monitor_id = identificativo fornito dallo Stanford, è stampigliato anche sul monitor.
audio_sampling_rate = 96000 hz o 48000 hz. Le vecchie schede audio AC97, in forza del teorema di Nyquist-Shannon, possono campionare solo fino a 24 kHz e ciò basta per ricevere le stazioni VLF d'Europa.Con l'audio HD è ormai normale arrivare a 48 KHz. E' importante configurare correttamente questo parametro per evitare errori di campionamento. Per le stazioni VLF Americane, allocate in massima parte oltre i 20 KHz, è necessario disporre di una scheda HD.
log_interval = intervallo di registrazione del segnale nel file di log.Valore tipico: 5 (secondi).
log_format = 2 opzioni: sid_format per registrare un file per ogni stazione o supersid_format per un file unico.
log_type = filtered. Essendo filtrati i dat sono più puliti in quanto viene rimosso il rumore transitorio.
scaling_factor =XXX. Se si vuole riscalare i dati provenineti dal dispositivo A/D. Con 1 i dati non vengono riscalati.
plot_offset = X visualizza i dati nell' orario locale anziché in UTC
automatic_upload = Invio automatico alle ore 24 UTC dei dati al server dello Stanford . Variabili yes o no.
ftp_server = sid-ftp.stanford.edu Indirizzo server ftp dell Stanford.
ftp_directory = /incoming/SuperSID/ Percorso del server ftp dellp Stanford.
number_of_stations = N. Indicare numero stazioni monitorate
Configurazione delle stazioni:
[STATION_1]
call_sign = XXX Identificativo emittente VLF
color = r Colore della traccia sul grafico. Sotto uno schema dei primi 8 colori.
frequency = 15900 Frequenza VLF in Hz
[STATION_2]
...........
...........
...........
Lo schema colori basico :
c |
ciano |
m |
magenta |
y |
giallo |
r |
rosso |
g |
verde |
b |
azzurro |
w |
bianco |
k |
nero |
Oltre al software rilasciato dallo Stanford, l'analisi dei dati può essere condotta con almeno altri due programmi dedicati: il SID Data Grabber ed il VLF Receiver Toolkit. Il secondo, essendo una suite di applicazioni pensata per l'ambiente linux, verrà richiamato brevemente a proposito dell'impiego del Raspberry PI3.
La versione attuale (Giungno 2016) è la 1.11 ed in essa è stato corretto un piccolo problema di formattazione delle coordinate geografiche ( gradi e decimali dovevano essere erroneamente separati dalla virgola invece che dal punto, richiesto invece nel file di configurazione SUPERSID ) , da me segnalato a Silvis. Anche attraverso queste righe vogliamo esprimergli il nostro ringraziamento.
Le linee rosse rivolte verso l'alto indicano l'orario del sorgere del sole presso il sito di ricezione e la stazione monitorata.Quelle verticali il tramonto. In questo caso, essendo Saint'Assie ad ovest di Masera, la relativa freccia sarà la seconda di ogni coppia. La distanza temporale tra le due coppie aumenta fino al solstizio d'estate, dopodiché, decresce fino al valore minimo in occasione di quello d'inverno. Da qui la spaziatura comincia ad aumentare nuovamente.
Event Start: l'inizio del brillamento che a volte, a causa del fenomeno dell'interferenza distruttiva, si manifesta col collasso e non con l'ascesa del segnale. Se un evento inizia anteriormente all' event start, all' orario viene aggiunta la lettera E (before).
Event End: Requisito non sempre agevole da determinare.E' l'istante in cui la traccia ritorna al suo trend diurno o è stata interrotta dall' instaurarsi di un nuovo evento SID.In quest'ultimo caso all' orario è aggiunta la lettera D (after).Tale orario è quindi anche l' event start del nuovo brillamento.
Nel caso la traccia vada fuori scala con l'approssimarsi del maximum oppure subisce contaminazioni o interruzioni ( ad esempio a causa dell' approssimarsi del tramonto, o di un crash del sistema) , all' ultimo orario sicuramente identificabile, è aggiunta la lettera U (uncertain).
Durata |
Importance |
< 19 minuti |
1- |
19-25 |
1 |
26-32 |
1+ |
33-45 |
2 |
46-85 |
2+ |
86-125 |
3 |
> 125 |
3+ |
Infine Definition indica il livello di confidenza della registrazione. Lo dobbiamo inserire scegliendo in una scala da 0 a 5, lasciandoci guidare dalla seguente associazione:
Confidenza |
Definizione |
Discutibile |
0 |
Possibili |
1 |
Probabile |
2 |
Ragionevole |
3 |
Ragionevolmente Certo |
4 |
Certo |
5 |
RASPBERRY P3
- emulare l'ambiente Windows e verificare se il software funziona.Trattandosi di architettura ARM prima di tutto occorre emulare l'ambiente x86/x64 dei PC.Per fare questo abbiamo provato ExaGear, un software a pagamento quasi unico in questo genere.Attraverso la mediazione di questo si può successivamente installare Wine e quindi le applicazioni Windows. E' chiaro che questo dupplice collo di bottiglia, rallenta le prestazioni del piccolo Raspberry rispetto ad una compilazione nativa.Il già menzionato Spectrum Lab e SpectraVue, funzionano però egragiamente.Stessa fortuna non siamo riusciti a riscontrarla coI softtware di cattura di eventi SID,fornito col cd ed altro materiale promozionale, dalllo Stanford Solar Center.
- Clonare software non concepito per tale piattaforma, sfruttando linguaggi di programmazione compatibili.L'interfaccia SuperSID, essendo scritta in Phyton e richidendo GNU Plot, ben si presta allo scopo.
Un ottimo lavoro in questo senso è quello compiuto da "ericgibert" che è stato testato con Rasberry di prima generazione, ma il tutto funziona egregiamente anche sul RB Pi3.
Si presuppone di avere già installato il S.O Rasbian ( download immagine da Rapberry Pi Foundation , scrittura della ISO su SD inserita nel reader di PC o Mac e inserimento di SD su Raspberry).
Si presuppone inoltre di avere a disposizione una scheda audio usb. Il dispositivo esterno si rende necessario in quanto tutti i Raspberry (Pi1,Pi2 e Pi3) pur disponendo dell'uscita altoparlanti, sono sprovvisti di una perfiferica di ingresso audio. Sul sito di uno dei maggiori distributori del lampone
Ve ne sono di molto economiche che comunque siano brandizzate, sono identiche a quella mostrata in figura, dal costo di meno di 10 euro. La scheda, che pesa meno di 10 grammi, monta il chipset C-Media CM119, che è perfettamente supportato da AlsaProject in Raspian, di cui ci serviamo anche noi per l'input audio SID col Raspberry. Sul versante interfacce annovera porta USB 2.0 Full Speed a 12 Mbps che fornisce anche l'alimentazione e due jack audio stereo da 3,5 mm. Uno per l'ingresso microfono (che useremo per il progetto SuperSid), e l'altro per l'uscita altoparlanti e cuffie ( per ascoltare cosa passa radio VLF!). Quando una fonte esterna è connessa ciò è indicato dall' intermittenza di un led verde, un led rosso ci avvisa che il microfono è stato disattivato ( con l'apposito tasto o da proprietà audio di Win). Anche il volume di riproduzione può essere regolato direttamente dal dispositivo. Offre inoltre inutili preziosismi quali surround virtuale 7.1 ed audio 3D (AC3). Interessante è la sua compatibilità con qualunque S.O WIN ( a partire da Win98) ed naturalmente in Linux.
La prima operazione da compiere è l' aggiorniamo dal terminale del R.B dell'indice dei pacchetti dei repository e del sistema:
$ sudo apt-get update
$ sudo apt-get upgrade
la portabilità del progetto SuperSID da Windows a Raspian è consentita dal comando clone:
$ git clone
https://github.com/rrogge/supersid.git
SuperSID
$ git remote add upstream
https://github.com/ericgibert/supersid.git
il software
originale è stato scritto con in mente un
approccio multi-piattaforma.Per questo si
è usato il lingiaggio python, di cui vanno
installati i moduli:
$ sudo apt-get install
python-matplotlib
$ sudo apt-get install python-alsaaudio
è stato scelto
il driver alsaaudio, perché è quello che
meglio si presta a ricevere i segnali in
ingresso dalla scheda audio usb, che il
Raspberry Pi3 riconosce immediatamente.
Per il suo utilizzo con Pi di prima
generazione, pare che le cose non siano
così immediate e a questo
link si può trovare una guida molto utile
su come procedere.
Per verificare
se la scheda audio è riconosciuta,
digitare
$ lsusb e verfiicare la possibilità di modificare i livelli audio
Per verificare come è vista dal sistema la
periferica, digitare il comando : ls -l /proc/asound/
Altri comandi
utili:
sudo
date -s "Thu
Aug 9 21:31:26 UTC 2012"
man date --->
per aggiornare a quella
data il sistema
---------------------------------------------------------
sudo raspi-config
----> per accedere
alla configurazione
----------------------------------------------------
dispositivi collegati ----->
ls -l /proc/asound/
------------------------------------
lanciare
supersid da terminale
---> ./supersid.py
../Config/supersid.nomestazione.cfg
Il Raspberry ( nemmeno le versioni P3 )
non possiede RTC. La scheda con batteria
tampone come pc, può essere aggiunta. In
mancanza e non disponendo connessione ad
internet stabile:
sudo date
-s "Thu Aug 9 21:31:26 UTC 2012" ciò
va inserito ad ogni riavvio.
Per aiuto sulla sintassi digitare: man
date
Se si dispone di connessione internet non
occorre inserire data ed ora ad ogni
riavvio:
sudo
raspi-config ed entrare nel
menu di internazionalizzazione.
NTP SERVER PER RASPBERRY
Disporre di una fonte di
aggiornamento dell' orologio di sistema è
naturalmente essenziale in tutti i
progetti che registrano dati del mondo
fisico in funzione del tempo.Come
anticipato, il prezzo da pagare nel
produrre dispositivi compatti ed economici
come il Raspberry, è generalmente
l'assenza in questi del chip RTC (
real-time clock ) con la propria batteria
autonoma. Parziale
soluzione, oltre a quella vista sopra è
ricorrere ad un pacchetto fake-hwclock che
ogni ora e ad ogni riavvio del sistema
scriva l'orario effettivo in un file di
testo.Ma la soluzione migliore passa per
la porta RJ-45 del lampone, che verrebbe
quindi usata come un preciso generatore di
tempo attraverso la sincronizzazione via
server NTP. Si installa allora il
pacchetto ntp
con apt-get
install ntp.
Qui sotto la suddivisione delle aree e gli
host di riferimento del servizio di server
NTP:
Area:
HostName:
Worldwide
pool.ntp.org
Asia
asia.pool.ntp.org
Europe
europe.pool.ntp.org
North America
north-america.pool.ntp.org
Oceania
oceania.pool.ntp.org
South America
south-america.pool.ntp.org
Occorre selezionare il server più vicino a
noi, perchè di default quello preimpostato
è di solito distante dal luogo di impiego
del dispositivo, con conseguente
decremento della precisione della misura
del tempo. La scelta può essere operata
andando alla pagina pool.ntp.org , mentre
per impostare il server ( o i server)
opportuno/i occorre aprire il file di
configurazione ntp e modificarlo; da
terminale si lavora con nano /etc/ntp.conf e si sostituiscono tutte
le righe che contengono la parola "server".
Terminata la configurazione si riavvia il
servizio con /etc/init.d/ntp restart
.
Se vogliamo elencare i server NTP a
cui il Raspberry si sta sincronizzando
digitare ntpq
-pn .
E viene stampata a video una schermata del
genere:
remote
refid
st t when poll
reach
delay
offset
jitter
==============================================================================
*81.27.192.20
195.113.144.238 2
u 26
64
1
58.571
0.797
68.634
+93.185.101.74
195.113.144.201 2 u
25
64
1
42.282
-1.507
0.477
+93.185.101.77
195.113.144.201 2 u
24
64
1
41.390
-1.544
68.243
-91.216.168.42
178.238.46.152 3
u
23
64
1
43.510
1.010
1.094
* sorgente
del computo temporale,
+ backup time
source,
- non rileva
ma può diventare backup (+) senza
preavviso.
Il primo indirizzo IP è quello dei server
NTP
il secondo indica la sorgente del tempo
per i sever NTP coinvolti
la terza colonna indica lo stratum. Si
tratta di un numero da 0 a 15 (in ordine
crescente di accuratezzadella misura) ed
indica il numero di salti dal tempo di
riferimento (GPS , orologio atomico,
ecc...).
La lettera "u"
indica che l'indirizzo dei server NTP è
unicast ( pacchetti destinati ad un solo
utente).
"When" indica
i secondi trascorsi dall''ultima risposta
del servizio.
"Poll" indica
in secondi l'intervallo tra le richieste.
"Reach"
indica se le chiamate al servizio sono
state efficaci o meno.
"Delay"
indica la latenza, cioè in quanti
millisecondi si riceve una risposta.
"Offset"
è la differenza di computo in
millisecondi tra i server ntp e
l'orologio di sistema.
"Jitter"
differenza in millisecondi tra due
campioni di tempo.
Per verificare
ancora una volta che che tutto sia
corretto si possono stampare a video da
terminale data ed ora nello standard ISO
8601: date
+"%FT%T%Z"
Si apprende
infine cjhe NTP non imposta data ed ora se
l'orario impostato è errato per più di
1000 secondi.Per superare questa
restrizione: ntpd -q -g
Un'altra utile
procedura, in relazione alla quale in rete
si può reperire tutta la documentazione
nececcaria,è quella che attraverso il
servizio appena configurato, permette
al Raspberry di passare le
informazioni di sincronizzazione a tutti
gli altri dispositivi ( Windows,Mac ecc)
nella rete locale a cui partecipa.
Il Raspberry può poi essere gestito a
distanza. In un primo momento avevamo
provato con Team Viewer, ma ciò richiede
l'acquisto del software Exagear di emulazione per
architetture ARM, attraverso cui si
installa Wine e poi con questo lo stesso
Team Viewer. Con tutti questi passaggi la
macchina rallenta troppo e quindi ci si è
affidati a soluzioni più semplici,
gratuite e supportate nativamente come VNC
e simili. Nel RSP si installa un server
VNC, in Windows o da altro pc Linux si
installa il clinet VNC. Si configurano
indirizzo di rete ( che è meglio sia
statico per una facile identificazione
dell'unità), il tipo di protocollo, la
password ed il gioco è fatto.
Raspberry è una piattaforma pensata per
rimanere continuamente accesa, se quindi
remotamente si chiude una sessione
del sistema operativo installato non
potremo più riavviare la macchina se non
andando in loco a staccare il connettore
microusb di alimentazione e ridando
corrente. Aggiungo infine che in queste
pagine avevamo testato le prestazioni del
processore in funzione della temperatura
di esercizio, che veniva abbassta per
mezzo di dissipatore e ventolina. Mentre
il primo non portava alcun miglioramento
significativo, la silenziosa ventola
a basso consumo, alimentata attraverso due
contatti GPIO, poteva essere applicata a
ragione.
Evento
del 7 Agosto 2016
Il seguente grafico solido evidenzia
ancora meglio il repentino mutamento del
segnale di HWU intorno alle14.30 UT del 7
Agosto.
Ed il dettaglio
mette in luce che in 7 minuti, l'intensità
dello stesso è passata da quasi 20.000
unità a 5000 unità. Come dimostrato
dal raffronto coi dati di altre stazioni
affiliate allo Stanford Solar Center, che
monitoravano l'emittente francese,si
tratta senza ombra di dubbio di un
disturbo ionosferico di origine solare.
Per un riscontro
degli eventi contenuti nei dati di
stazione coi grafici prodotti dall'imager
a raggi X del satelliti geostazionari GOES
13,14,15 andare
qui. Sebbene questi satelliti
traccino direttamente l'attività solare,
mentre il monitor SID solo attraverso le
modifiche indotte nella ionosfera, i dati
rispettivamente ottenuti sono
confrontabili tra loro.Per le informazioni
in tempo reale sullo stato di salute dei
satelliti e dei loro sottosistemi, andare
qui.
Molto utile anche il riferimento al sito del satellite SOHO ( Solar and Heliospheric Observatory), ove si può consultare una vera miniera di dati real time sul ciclo solare in corso, su quelli passati e sulla meteorologia spaziale in genere. Contiene inoltre meravigliose immagini della nostra stella. Da qui consiglio di scaricare JHelioviewer. Si tratta di un desktop software sviluppato in javascript da ESA e NASA, allo scopo di richiamare dai database e visualizzare ben 15 anni di immagini della nostra stella (sono ad oggi più di 1 milione), riprese in varie bande da SOHO e dal SDO (Solar Dynamics Observatory) . Si possono così creare filmati che evidenzino l'attività solare di un dato gionro o periodo.Vari parametri, come la compensazione della rotazione solare, permettono di migliorare l'esperienza di utilizzazione del software che risulta in sostanza un ottimo ed agile strumento di consultazione cui fare ricorso nel nostro monitoraggio SID.
Questo
sito presenta mappe solari con la
marcatura sismica delle regioni attive
eandando a ritroso, permette di tracciare
la dinamica di un evento fin dal suo
sviluppo iniziale anche se ciò si verifica
nel far side, l' emisfero solare non
visibile dalla Terra.
I dati
raccolri dalla stazione SID di Masera,
confluiscono sul server dello Stanford
Solar Center ( monitor ID 194), nel
database dell'AAVSO; stiamo inoltre
cercando il modo migliore di presentare
tali dati nella relativa pagina
real time di questo sito.