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di Ripresa




Atik ONE 6.0 mono


Ccd raffreddato e termostatato da 6 Mpx con ruota porta filtri integrata a 5 posizioni. La camera si contraddistingue per un basso rumore ed alta efficienza quantica, e ciò grazie all' ottimo sensore impiegato: ICX 694 Exview( già proficuamente usato sulla Atik 460EX).La camera, ereditando le caratteristiche della 460EX, possiede un'ottima linearità ( caratteristica utile anzi indispensabile, per lavori fotometrici). La capacità elettronica per pixel non è elevatissima ma per le riprese deepsky di oggetti deboli a lunghe focali non ho mai riscontrato problemi di saturazione e credo che raramente l'ABG sia intervenuto con pose entro i 10'. Se si riprende a lunghe focali occorre però fare attenzione alla scala d'immagine ottimale ( anche in relazione al seeing), ad evitare il sovracampionamento, sicuramente favorito dalle dimensioni esigue dei pixel. L'elevata risoluzione del sensore permette comunque di operare al meglio attraverso il binning ( il 2x2 restituisce immagini dalle dimensioni ancora ottime). Per quanto riguarda il mio esemplare,l'elettronica ha sempre risposto al meglio e nemmeno il raffreddamento ha mai dato problemi tecnici.Devo però dire che Maxim DL 5 presenta un problema di gestione del TEC di questa camera ( problema che non avevo mai riscontrato con la 314L+), tanto da doverlo affidare ad Atemis Capture, che assime a Dawn costituiscono l'essenziale ma solida suite di software di controllo ed elaborazione usata nativamente da Atik. Una limitazione è costituita dalle sole 5 posizioni dei filtri, che non permettono di alternare LRGB ed Hubble Palette, senza dover prendere  in mano la chiave a brugola. Ma nel complesso, dopo un anno di utilizzo, credo di poter dire che la Atik One sia un valido acquisto.Molto apprezzata è la presenza di un mini hub elettrico/elettronico: sul lato basso della camera, in aggiunta all' interfaccia PC e al jack che l'alimenta, è presente un' altra porta USB a cui collegare la camera di guida o un fuocheggiatore ed un' uscita a 12 V per alimentare un'altra utenza.

Sensor Type: CCD - Sony ICX694 /5
Horizontal Resolution: 2750 pixels
Vertical Resolution: 2200 pixels
Pixel Size: 4.54 µm x 4.54 µm
ADC: 16 bit
Readout Noise: 4e- typical value
Gain Factor: 0.27e-/ ADU
Full Well: ~18,000e-
Dark Current: ~0.0005 electrons/second at -10°
Interface: USB 2.0 High Speed, with embedded hub
Power: 12v DC 2A
Maximum Exposure Length: Unlimited
Minimum Exposure Length: 1/1000 s
Cooling: Termoelectric set point with max ΔT=-38°C
Weight: approx. 900 gr
Backfocus: ~27mm




Le mie camere Atik: a sinistra su Takahashi Tsa 102 la 341L+ e a destra su GSO RC 10'' la Atik One 6.0

ASI-ZWO 120MM




Magzero MZ5-m


Camera di guida di prima generazione (monocromatica), si contraddistingue per una discreta sensibilità,rumore più contenuto di quello generato dalle comuni webcam, grandi dimensioni del sensore e dei pixels, presenza della porta ST4, ergonomia e prezzo contenuto.Può essere usata con profitto nelle riprese planetarie e solari, specie con strumenti quali il Coronado PST che senza modifiche non potrebbe essere fuocheggiato con una reflex. Questa camera può impiegare filtri interferenziali o colorati grazie alla filettatura standard da 31.8 mm presente sul naso.I prodotti commercializzati in Europa come Magzero sono marchiati anche QHY ( questa camera già alla sua uscita si chiama anche QHY5).La camera veniva fornita col software QGVideo che tra l'altro gestisce un algoritmo per la riduzione dle rumore (ENR), il binning e la ripresa dei dark frames, ma che non viene più aggiornato da anni.La confezione comprendeva un adattatore T/31.8mm e filettatura filtri da 31.8 mm, cavo usb, cavo di autoguida. Oltre al software di cattura il cd allegato conteneva i drivers nativi  WDM/Direct Show ed Ascom per la sua gestione tramite Maxim DL, PDH Guiding,AstroArt ecc..Mentre è più difficoltoso farla funzionare con i software rilasciati negli ultimi tempi, segnatamente PHDGuiding II, FireCapture, SharpCap ed EzPlanetary ( che è il software ufficiale di controllo delle Magzero/QHY di seconda e terza generazione). Può  oggi essere reperita a basso costo praticamente solo nel mercato dell' usato.

Anche se non molto sensibile e piuttosto rumorosa (redout noise), il prezzo molto appetibile già nel 2007 e le sue caratteristiche complessivamente buone  l'hanno resa un must, e ne hanno permesso l'impiego in autoguida con cercatore, come cercatore elettronico ( come nell' allestimento dell' immagine) e camera allsky.



Sensore: CMOS Micron MT9M001 monocromatico
Dimensioni Sensore:6.56 x 5.32 mm.Diagonale:8,45 mm
Risoluzione: 1280x1024
Dimensioni pixels: 5.2 x 5.2 micron
Convertitore A/D: ADC: 10 bit, uscita: 8 bit
Tempo posa max: 60 secondi
Otturatore: Elettronico
Efficienza quantica: fino al 56%
Collegamento al PC: USB 2.0 con cavo 3 metri
Frame rate: fino a 10 fps @1280x1024 / fino a 50 fps @160x120
Alimentazione: Tramite porta USB
Raffreddamento: no
Porta autoguida: Integrata, tipo ST4
Filtro UV/IR-Cut: no
Dimensioni: diametro 64mm, profondità 32mm
Peso: 105 gr.
Requisiti del sistema: Windows XP / Vista / Windows 7 (32 e 64 bit)






QHY 5L- II / Magzero MZ5L-II
Camera relativamente economica di nuova generazione, evoluzione della precedente sotto tutti i punti di vista salienti :maggiore sensibilità, rumore molto più contenuto (grazie anche al FPN-fixed pattern noise sul chip e  nonostante pixel di dimensioni minori rispetto alla Mz 5) e maggiore velocita' di trasferimento dei dati attraverso la porta USB 2.0 ( immagini a 30 fps a 1280x960). Grazie alla nuova costruzione, la MZ-5L II ha migliorato le prestazioni non solo in autoguida (le caratteristiche la rendono performante anche con una guida fuori asse) ma anche per le riprese planetarie, lunari e solari in alta risoluzione e quelle allsky. La versione L, che possiedo io, è ancora più sensibile rispetto alla versione standard (MZ-5II). Il convertitore ADC dovrebbe essere impostabile sia a 8 bit che a 12 bit, opzione settabile dal software Ez Planetary gestito dal driver nativo WDM e, ad esempio, in Maxim DL tramite driver Ascom,ma il manuale, in modo contraddittorio, dice che questo sensore non può lavorare a 12 bit! Cosa che pare invece permessa dalla "cugina" ASI 120M.
La camerina si inserisce nel portaoculari 31,8mm del telescopio. Viene inoltre fornito un anello parafocale per registrare la posizione del fuoco, nel caso venisse levata dal telescopio, magari per cercare una stella di guida con un oculare. Inoltre un progetto termico migliorato consente al calore di allontanarsi dal sensore CMOS con maggiore efficienza. La MZ-5L II viene fornita con una completa dotazione di cavi e software di controllo, dei driver WDM/Direct Show ed ASCOM, che permettono di gestire la camera coi maggiori software astrofotografici come Maxm Dl, AstroArt e nel video broadcasting degli eventi astronomici, offrendo le proprie immagini agli utenti collegati attravareso quei portali che mettono a disposizione banda web ( anche gratuitamente ma spesso con qualche restrizione). Elevata efficienza quantica, basso rumore di lettura e termico ( con pose brevi) rendono questa camera ideale per l'autoguida anche con modestissime ottiche (come un cercatore da 30mm di apertura), per l'imaging planetario e ( se abbinata alle lenti da 2.5 o 1.25 mm di focale fornite dall'azienda) per la realizzazione di un' economica postazione allsky.Nella configurazione premium viene fornita anche una lente da 2.5 mm a f/ 1/1.2 ( come nel mio caso); più recentemente, per un centinaio di euro in più rispetto al prezzo della sola camera ed accessori base, vengono offerte due ottiche, una da 8mm ( per usarla come cercatore elettronico) ed una da 1.2 mm ( fish-eye da 180° di copertura) per impieghi allsky.In questa immagine la QHY/Magzero, grazie al ridotto back focus, è stata facilmente mandata a fuoco diretto in un rifrattore TS 66 APO ( 400 mm di focale @ f/6).Il tutto è montato sull'astroinseguitore Star Adventurer di Skywatcher. Seppur diversa nalla forma dello chassis, la QHY 5L-II è identica  ( sensore, elettronica) alla Asi 120M, anche se secondo molti quest'ultima sarebbe più fluida specie sotto Ascom, gestirebbe meglio l'elettronica imbarcata ( minore redout noise) e sarebbe meno avida di risorse. In effetti io stesso ho potuto riscontrare che spesso il dispositivo non venisse riconosciuto dal PC e che altre volte questo  si impallasse, costringendomi a fastidiosi riavvii. Con le più recenti releases dei driver, il problema pare risolto.


Caratteristiche tecniche:
Sensore: CMOS Aptina MT9M034 monocromatico 1/3"
Risoluzione: 1280x960
Dimensioni sensore:
Dimensioni pixels: 3,75 x 3,75 micron
Convertitore A/D: 8 bit
Otturatore: Elettronico
Tempo di posa :da 0,02 " a 10'

Redout Noise:basso guadagno 7 e-,medio 4e-, alto 2e-
Collegamento al PC: USB 2.0 con cavo 1,5 metri
Frame rate: fino a 30 fps @1280x960, fino a 75 fps @800x600
Alimentazione: porta USB
Efficienza quantica: 74% @500nm
Porta autoguida: Integrata, tipo ST4
Raffreddamento: no
Filtro IR/UV-Cut: no, solo vetrino neutro sul raccordo CS.
BackFocus: 9,4mm,misurato dalla flangia che ospita il vetrino di protezione dell' elettronica che quindi non dovrebbe essere rimossa.
Requisiti di sistema: Windows XP/Vista/Seven/8, compatibile con sistemi a 32 e 64 bit


Con un naso di prolunga, la camera può raggiungere tranquillamente il fuoco in una guida fuori asse o flip mirror applicati a trasportabili telescopi rifrattori di corta focale e fuoco molto esterno, come il TS66.

Elevata efficienza quantica, dimensioni e back focus contenuti, permettono di usare questa camera con una molteplicità di configurazioni ottiche.


dimensioni fisiche della QHY 5L- II


CCD Atik 314L+



Sensore:                                                             Sony ICX285AL monocromatico a scan progressivo,
                                                                            Trasferimento ad  Interlinea, microlenti sul chip.Datasheet --->qui
dimensioni CCD:                                                2/3" - 8.98 x 6.71mm, Diagonale 11.21 mm, rapporto:4:3      
Numero Pixel:                                                     1391 (H) x 1039 (V), 1.45 Megapixel
Dimensioni Pixel:                                                6.45µm x 6.45µm
Full well capacity (FWC):                                   17.500 e¯
Anti blooming gate:                                             ≥ 200 x Full well capacity permanente
Efficienza quantica:                                            Range 300nm - 1050nm, picco del 65% a 540nm
Dark current:                                                       0.0005 e¯/s*pixel at 0° Celsius or 1 ADU in 10 minutes
Raffreddamento:                                                 Termo elettrico con cella di
Peltier ad uno stadio e ventilazione continua.
Range di raffreddamento:                                   -27° Celsius sotto la temperatura ambiente, con step di aggiustamento di 0,1° fino a  -40° assoluti.
Minimo tempo di esposizione:                            1/1000  di secondo
Massimo tempo di esposizione:                         1 0.000 secondi

Range :                                                                1ms -10ms [1ms]
;
                                                                            10ms - 100ms [10ms];
 
                                                                            100ms - 10s [100ms];  10s - 10,000s    [1s]                                                                 
Read out noise:                                                  3.7 e¯
Range dinamico:                                                1:4730
Guadagno:                                                          0.267 e¯/ADU
Linearità:                                                             meglio dello 0.4% (nel range senza ABG (anti bloom gate)
ADC e formato di salvataggio:                           16 bit, RAW Fits
Binning:                                                              1x1, 2x2, 3x3, 4x4, 5x5, 6x6, 7x7 e 8x8 via software
Alimentazione:                                                   12V DC, 0.8A (connettore DC da  2.1/5.5mm, pin centrale positivo)
Trasmissione dati:                                             USB 2.0 ad alta velocità, 1 Megapixel/s e 2 Megapixel/s in modalità preview
Porta di autoguida:                                            ST-4 compatibile
Collegamento meccanico:                                T2  (M42x0.75mm), spessore attacco 3mm
Vetro di protezione del CCD:                             BK7 spesso 2 mm e con copertura antiriflesso BBAR su entrambe le superfici
Adattatore:                                                         T2 a 1.25 inch
Distanza focale all' attacco T2:                         10.1mm (filetto posteriore T2 ), 13.1mm (T2 frontale)
Dimensioni:                                                        Involucro rosso 110x31mm, parte nera 57x21mm, dimensioni complessive 110x55mm
Peso:                                                                 400 g

  ¬

Efficienza quantica del sensore Sony ICX285AL monocromatico

¬
Rumore intrinseco - La distribuzione del rumore è uniforme,e l'immagine è priva di artefatti; la camera dovrebbe quindi permettere di  registrare deboli dettagli deepsky. Da indagare ulteriormente il gradiente luminoso in basso a destra e la banda verticale rafforzata presente all' estrema sinistra, probabilmente dovuta ad un'interferenza in RF dell'alimentatore della camera, del PC Desktop, o di qualche atra utenza presso la colonna.Non si può escludere del tutto, anche se meno probabile, qualche difetto di lettura nei registri di shift.Come mostra un altro master bias ripreso qualche tempo dopo quello proposto qui sotto, i BIAS sono comunque sempre ripetibili quasi al 100% , con conseguente facile eliminazione dei difetti.

Media di 40 Bias frames catturati a - 5°C  BIN 1X1


L'immagine precedente graficata.


Istogramma ADU / n° pixel relativo al precedente file.
L' andamento è quello di una corretta distribuzione a campana (distribuzione normale), simmetrica attorno ad un valore centrale




Seconda misura del rumore intrinseco, eseguita a qualche  settimana di distanza dalla prima,
prendendo alcuni accorgimenti sulle condizioni operative ed oscurando perfettamente la camera.
I difetti non sono spariti, ma la risposta del sensore è pressoché identi
ca.


Media di 50 frames presi  a - 5°C in Binning 1 X1.
Ad eccezione di qualche fotosito illuminato da cause esterne, abbiamo lo stesso pattern della precedente misurazione.
Le imperfezioni presenti sono quindi isolabili.



Relativo grafico


Il punto oltre i 25000 pixel  e non raggiunto dalla curva è ininfluente:
si stratta di qualche raggio cosmico e della  produzione elettronica di un temporale che imperversava non molto lontano al momento della misurazione.






CCD Starlight MX7-C(olour)


Pixel di generose dimensioni (seppur non perfettamente quadrati) e rumore abbastanza contenuto, sono i punti di forza di questa vecchia ccd prodotta qualche anno fa dalla Starlight Express.Oggi può ancora essere considerato un valido strumento per fare pratica con le camere raffreddate (non è però termostatata), per autoguida, per riprese di spettri stellari o in qualche ambito di ricerca. E' stata anche da me utilizzata fino non molto tempo fa per ottime riprese di nebulose planetarie con focali spinte.


 Sensore:                                                            Sony ICX249AK Exview HAD a trasferimento di interlinea con redout su semiquadri
                       ed otturatore  elettronico,a matrice  colore secondaria;Datasheet --------> qui.

Griglia colore:                                                                        Complementari giallo,ciano,magenta,verde.
dimensioni CCD:                                                6.47mm (orizontale) x 4.83mm (verticale)                                                 
Numero Pixel:                                                     752 x 582
Dimensioni Pixel:                                                8.6 x 8.3 µm
Full well capacity (FWC):                                   Modo Fast ed Interlaced 90.000 e¯ ; modo Progressive 45.000  e¯
Anti blooming gate:                                             anti blooming verticale.
Efficienza quantica:                                            Q.E media banda visiva compresa perdita filtri, 45%.
Dark current:                                                       0,02 e¯ /sec a 10° C, tempo di esposizione saturazione dark frame >100 ore
Raffreddamento:                                                 Termo elettrico con cella di Peltier ad uno stadio
Range di raffreddamento:                                   Circa 30°C sotto temperatura ambientale.
Minimo tempo di esposizione:                            ----
Massimo tempo di esposizione:                         ---
Range :                                                                                                                              
Read out noise:                                                 12 e¯  RMS
Range dinamico:                                               
Guadagno:                                                          1.3 / ADU
Linearità:                                                             --------
ADC e formato di salvataggio:                           16 bit, RAW Fits
Binning:                                                              ----------
Alimentazione:                                                   240VAC @ 12VA, o12VDC @ 750 milliamps max
Trasmissione dati:                                             USB 1.1
Porta di autoguida:                                            NO
Collegamento meccanico:                                T2  (M42x0.75mm), spessore attacco 3mm
Adattatore:                                                         T2 a 1.25 inch
Distanza focale posteriore:                               16.5 mm dal frontale
Dimensioni:                                                       50 x 100mm. Case di alluminjo nero anodizzato con attacco M42.
Peso:                                                                 200 g



Efficienza Quantica dei canali CYMG nel ccd Sony ICX249AK Exview HAD 



La camera MX7C essendo piuttosto vecchia ha un'architettura che prevede ancora la porta parallela. La Starlight si adoperò in seguito per realizzare un convertitore USB 1.1, che rispetto allo standard precedente, permetteva un download delle immagini molto più veloce. Sotto Windows XP tale convertitore ha creato non pochi problemi agli utilizzatori della camera. In pratica,come confermatomi molto tempo fa dallo stesso Terry Platt, il convertitore non viene digerito se con esso coesistono altre periferiche HID preinstallate. E' il caso del mouse usb: anche se non fisicamente collegato, l'installazione di default nel sistema operativo dei driver di periferica, impedisce il riconoscimento della Starlight. Una volta disattivato, la ccd funziona perfettamente. A questo link ho inserito una guida con le linee guida che avevo seguito per poter utilizzare questa bella camera con sistemi operativi datati. Spero che possa servire a qualcuno. Pur non avevdoci mai provato mi è stato detto che essa può funzionare anche in Windos 7.

Imaging Source DMK 21 AU04




Sensore Sony ICX098B 
Dimensioni sensore:3.58 X 2.69. Diagonale:4.48 mm.
Filtro IR  no 
Formato 1/4 "
Numero Pixel O: 640, V: 480
Dimensoni Pixel O: 5.6 µm, V: 5.6 µm
Otturatore 1/10000 a 30 s
Guadagno 0 a 36 dB
Formati video @ Velocità di frame   640x480 Y800 @ 60, 30, 15, 7.5, 3.75 fps
Illuminazione minima  0.03 lx
Offset   0 a 511
Gamma dinamica  8 bit
Interfaccia  USB
Attacco C/CS
Alimentazione  4.5 a 5.5 VDC. Consumo di circa 500 mA @ 5 VDC
Dimensioni Case A: 50.6 mm, L: 50.6 mm, L: 56 mm
Temp. Esercizio Normale  -5 °C a 45 °C 
Stoccaggio Max -20 °C a 60 °C
Umidità Max. Esercizio  da 20 % a 80 % non condensante
Umidità Stoccaggio Max da 20 % a 95 % non condensante
Peso 265 g


La camera usata con flip mirror applicato ad un TS 66 APO (f=400 mm) e su montatura Star Adventurer. Per andare a fuoco con rifrattori a corta focale,occorre una  prolunga non proprio trascurabile.




La camera usata nella posizione diagonale del flip mirror applicato ad un rifrattore TS 66 APO.In questa configurazione la prolunga necessaria è più corta.


Canon EOS 350D modificata Baader Planetarium (ACF)
Canon EOS 40D non modificata.






Camera Dimensione Sensore in mm
Pixels totali
Dimensione Pixel in µm
Eos 350D 22.2 x 14.8 (mm) 8.2 millioni
6.4
EOS 450D 22.2 x 14.8 (mm) 12.4 millioni
5.2
EOS 40D 22.2 x 14.8 (mm) 10.5 million
5.7

La Eos 450D viene menzionata in quanto possiede caratteristiche intermedie


EOS 350D REBEL XT


Sensore: 
CMOS ad interlinea a matrice RGB con filtro passa basso integrato.
Processore: Digic III
Dimensioni CCD: APS-C ;14.8 x 22.2; Aspect Ratio 3:2; fattore di crop 1.6.
Numero Pixel:                                                   3516 x 2328  Approx: 8.2 Megapixel, effettivi: 8.0 Megapixel
Dimensioni Pixel:                                           
 6.41 µm x 6.41 µm
Bits per pixel                                             12
DensitàPixel:                                                            
2.43 MP/cm²
Area Pixel:
41,09   µm²
Rapporto S/R per pixel @ 100 ISO: 
< 90
Full well capacity (FWC):
 42.000  e¯ ca.
Efficienza quantica: 
26.9%  ± 0,5% nel canale G.
Dark current: Alcuni esemplari della 350D presentano problemi di elettroluminescenza, che opera in modo random e non è quindi eliminabile efficacemente coi dark frames.Il mio modello non ne è affetto, anche perché la  modifica la modifica Baader dovrebbe ridurlo se non eliminarlo in toto.
Livello medio bias    
(Rn) Read out noise (e¯):                                          21.6 @ 100 ISO; 11.5 @ 200 ISO; 7,2 @ 400 ISO; 4,9 @  3,7 @ 1600 ISO (e¯ )
Sensibilità Bassa Illuminazione:     (Guadagno ISO/ Rn) 

Guadagno  e¯/ 12 BIT ADU  DN :  
  10,1 @ 100 ISO;  5,2 @ 200 ISO; 2.56  @ 400 ISO; 1.3 @ 800 ISO; 0,6 @ 1600 ISO;
Guadagno  inverso @ 400 ISO e¯/ ADU  :          
 
Rapporto S/R per pixel @ 100 ISO:    
Sensibilità Bassa Illuminazione:       Guadagno ISO/ Rn < 300  
Densità segnale sensore (e¯/ micron^2)

ADC                                                             

Range Dinamico Lineare Sensore (FWC/Rn): 
11.600
Full Sensor Apparent Image Quality (AIQ): 35
Otturatore:
Meccanico; Max Velocità 1/4000, Min Velocità 30"; posa BULB
Frame Rate:
2.8 fps
Spazio colore
sRGB e Adobe RGB
Raffreddamento: 
E' possibile raffrddare le DSLR con box fai da te o soluzioni commerciali, in cui va inserita la camera; a  mio avviso i miglioramenti sono marginali.
Back focus:                                                        55 mm
Attacco Lenti                                                      
EF/EF-S
Lenti  Supportate                                                Tutte le EF e EF-S .
Fuoco                                                                                        
7 punti AF
AF                                                                      Sensore CMOS con TTL-CT-SIR
Intervallo AF                                                       
EV -0.5-18 @ 20°C e ISO100
AF Modi                                                               AI Focus
AF Selezione Punti                                         
Automatica, Manuale     
Selected AF Point Display :
Superimposto nel mirino
One Shot:
AI Servo
Visualizzazione puto AF                               In sovrimpressione nel mirino e sul pannello LCD
AF Predittivo:                                         
AF Lock                                                  
Blocco pressione a metà bottone otturatore a metà in modo One Shot AF.  
Messa a Fuoco:
TTL-CT-SIR con sensore CMOS
Fuoco Manuale:                                              
Sulla Lente
ESPOSIZIONE
Metering                                                       
TTL full aperture metering  con 35 zone SPC-35 Punti Valuativi (in relazione a tutti i punti AF )
Metering  Parziale al centro (9% del mirino ca.).Al centro pesato.
Gamma misurazione                                      
EV 1-20 @ 20°C con lente 50mm f/1.4 ISO100     
Blocco AE:                                                      
Auto: Opera in modo oneshot AF con metering valutativo al raggiungimento del fuoco.
In manuale: lavora sempre indipendentemente; lavora in modo Zone Creative
Compensazione Esposizione:                        +/- 2 EV, incrementi di 1/2 o  1/3-stop
AutoExposure Bracketing (AEB):               +/- 2 EV, incrementi  di 1/2 o 1/3-stop
Bracketing Bilanciamneto Bianco: 
Si
ISO                                                       AUTO (400), 100, 200, 400, 800, 1600
Otturatore:                                                     con scorrimento verticale sul piano focale controllato elettronicamente
Monitor : 1,8" per 115.000 punti
Mirino: 
Verticale/orizzontale 95%
Memoria: Compact Flah tipo I e II; IBM MicroDrives compatibile
Trasferimento: Socket Mini-B USB 2.0 alta velocità (480 Mbit/sec)
Scatto Remoto: Jack 2.5 mm centrale +.
Modi:
Automatico, Programma AE, Shutter Priority, Aperture Priority, Depth-of-Field AE, e Manuale, Portrait, Landscape,Close-up,  Sports, Night Portrait, e Flash Off
Battery Grip:
BG-E3
Telecomando/ Switch RS-60E3, RC-1 / RC-5
Alimentazione e Caricabatterie 7.4 V DC; AC Kit ACK-700, Caricabatterie CB-2LTE, NB-2LH
Formato di Salvataggio:  
Fine,Normal,Raw. 24-bit JPEG e 36-bit Crw RAW. Risoluzioni: 3,456 x 2,304; 2,496 x 1,664; e 1,728 x 1,152.
Trasmissione dati:  
USB 2.0 con driver TWAIN per PC e plugin  Adobe Photoshop per Mac. Uscite video NTSC/PAL 
Collegamento meccanico: T2  (M42x0.75mm), spessore attacco 3mm
Vetro di protezione del CCD:
Passabasso rimosso per far posto al filtro IR-CUT ACF della ditta Baader Planetarium
Adattatore:
T2 ( M42 X 0.75)
Ambiente Operativo: 0 – 40 °C, con 85% di umidità o meno
Dimensioni:
Case di 126.5 x 94.2 x 64 mm in acciaio inox e plastica
Peso (con batteria): 
485 g, (540 g) ca. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            
                                                                                                                                   

EOS 40D


Sensore: 
CMOS ad interlinea a matrice RGB con filtro passa basso integrato.
Processore: Digic III
Dimensioni CCD: APS-C ;22.2 mm x 14.8 mm; Aspect Ratio 3:2; fattore di crop 1.6.
Numero Pixel:                                                   3888 x 2592.Pixel totali 10.5 M, effettivi 10.1 M
Dimensioni Pixel:                                           
5.7 µm x 5.7 µm
Bits per pixel                                             14
DensitàPixel:                                                            

Area Pixel:

Rapporto S/R per pixel @ 100 ISO: 
< 90
Full well capacity (FWC):
43.400 e¯/pixel  ca.
Efficienza quantica: 

Dark current:
Livello medio bias  1024 ADU    
(Rn) Read out noise (e¯):                                          4.2 ? o 5.74 @100 ISO; 6.40@ 200 ISO; 8.38 ADU ( 6.5 e-) @ 400 ISO; 13.08 @800 ISO; 22.06 @1600 ISO
Sensibilità Bassa Illuminazione:     (Guadagno ISO/ Rn) 
340 
Guadagno  e¯/ 12 BIT ADU  DN :  
12.5@100 ISO ; 6.2@ 200 ISO;  3.1 @ 400 ISO; 1.6@ 800 ISO; 0.78@ 1600 ISO
Guadagno  inverso @ 400 ISO e¯/ ADU  :          
 0,78
Rapporto S/R per pixel @ 100 ISO:    
Sensibilità Bassa Illuminazione:      
Densità segnale sensore (e¯/ micron^2)
700
ADC                                                             
 14 BIT
Range Dinamico Lineare Sensore (FWC/Rn): 
10300
Full Sensor Apparent Image Quality (AIQ): 45
Spazio colore
sRGB e Adobe RGB
Raffreddamento: 
E' possibile raffrddare le DSLR con box fai da te o soluzioni commerciali, in cui va inserita la camera; a  mio avviso i miglioramenti sono marginali.
Back focus:                                                        55 mm
Attacco Lenti                                                      
EF/EF-S
Lenti  Supportate                                                Tutte le EF e EF-S .
Fuoco                                                                                        
 a 9 punti a croce (f/2,8 al centro)  AF Range  Operativo
AF                                                                      Sensore CMOS con TTL-CT-SIR
Intervallo AF                                                       
EV -0,5 - 18 (a 23 °C e ISO 100)   
AF Modi                                                               AI Focus, One Shot,AI Servo
AF Selezione Punti                                         
Automatica, Manuale     
Visualizzazione puto AF                               In sovrimpressione nel mirino e sul pannello LCD
Predittivo AF                                              Sì, fino a 8 m ¹
AF Lock                                                  
Blocco messa a fuoco con pulsante dell'otturatore premuto a metà in modo One Shot o premendo AF-ON.   
Fuoco manuale                                                Selezionata sull'obiettivo, predefinita in modalità Live View
ESPOSIZIONE
Metering                                                       
Lettura TTL a piena apertura con SPC su 35 zone;Lettura valutativa (collegata a qualsiasi punto AF);Lettura parziale (ca. 9% del mirino al centro);Lettura spot (ca. 3,8% del mirino al centro);Lettura media pesata al centro Metering Range   
Gamma misurazione                                      
EV 0-20 (a 23°C con obiettivo 50mm f/1,4 a ISO 100)AE Lock      
Blocco AE:                                                      
Automatico: in modalità AF scatto singolo con misurazione valutativa, il blocco si attiva una volta ottenuta la messa a fuoco.Manuale: tramite pulsante di blocco AE nelle modalità della zona creativa 
Compensazione Esposizione:                        +/- 2 EV, in incrementi di 1/3 o 1/2 stop (combinabile con AEB)
AutoExposure Bracketing (AEB):               +/- 2 EV in incrementi di 1/2 o 1/3 di stop
ISO                                                       Auto (100-800), 100-1600 (con incrementi di 1/3 di stop), ISO espandibile fino a 3200 (massimo)
Otturatore:                                                     con scorrimento verticale sul piano focale controllato elettronicamente
Velocità:                                                       30 - 1/8000 sec. (incrementi di 1/2 o 1/3 di stop), Bulb (gamma completa della velocità dell'otturatore, la cui ampiezza varia a seconda della modalità di scatto)
Bilanciamento bianco:                                    
   Bilanciamento automatico con sensore imaging.AWB, Luce giorno, Ombra, Nuvoloso, Tungsteno, Luce Fluorescente, Flash, Personalizzato, Temperatura colore. Compensazione bilanciamento del bianco: 1. Blue/Ambra +/-9, 2. Magenta/Verde +/-9
Bracketing Bilanciamneto Bianco:
+ / -3 livelli in incrementi singoli, 3 immagini per scatto,Viraggi Blu / Ambra o Magenta / Verde selezionabili
SCATTO

Modi
Auto, Ritratto, Paesaggio, Primi piani, Sport, Ritratto notturno, Senza flash, Programma AE, AE con priorità otturatore, AE con priorità diaframma, Manuale, A-DEP, Personalizzata (3 impostazioni)
Effetti
Standard, verticale, orizzontale, neutro, fedele, monocromatico, definito dall'utente (3 impostazioni)
Elaborzione immagini
Priorità toni chiari
Ottimizzatore automatico illuminazione (solo modalità zone base)
Riduzione rumore esposizione lunga
Riduzione rumore sensibilità ISO elevata
Comando
Singolo, Continuo L, Continuo H, Autoscatto (2 sec., 10 sec.)
Scatto continuo
Ca. 6,4 fps al massimo (velocità costante per 75 immagini JPEG¹, 17 immagini RAW)
MIRINO
 Pentaprisma; copertura oriz/vert del 95% ed ingrandimento 0.95x; campo di 22 mm (dal centro della lente
Tipo:                                                                                     dell'oculare); correzione diottrica da -3 a +1 (1/m) diottrie.Anteprima profondità campo con pulsante e otturatore oculare us cinghia.
Schermo messa a fuoco:     Intercambiabile (3 tipi, opzionali). Schermo di precisione standard opaco Ef-A
Specchio:                                  
Metà specchio a ritorno rapido (trasmiss: rapporto di riflessione 40:60, no cut-off specchio con EF 600 mm f/4 o inferiore
Info mirino:                                 Informazioni AF: punti AF, luce conferma messa a fuoco

Informazioni esposizione:
velocità otturatore, valore apertura, sensibilità ISO (sempre visualizzata), blocco AE,       livello/compensazione esposizione, cerchio lettura spot, avviso esposizione, AEB
Informazioni immagine:    correzione bilanciamento del bianco, informazioni scheda CF, scatto monocromatico, scatti a raffica max. (visualizzazione a 2 cifre)   
MONITOR

Tipo
TFT da 3", ca. 230.000 punti; copertura 100%;angolo visualizzaziore orizz/vert 140°.


Scatto Remoto:                                                            
   Jack 2.5 mm centrale +.  
Modi:                                                            Automatico, Programma AE, Shutter Priority, Aperture Priority, Depth-of-Field AE, e Manuale, Portrait, Landscape,Close-up,  Sports, Night Portrait, e Flash Off
Telecomando/ Switch                                      
RS-60E3, RC-1 / RC-5       
LIVE VIEW

Tipo:
Mirino elettronico con sensore immagine
Copertura:
Circa 100% (in orizzontale e in verticale)
Fps:
30 fps
Messa a fuoco:
Messa a fuoco manuale (ingrandimento dell'immagine 5x o 10x in qualsiasi punto del display)
Messa a fuoco automatica: modalità rapida
Misurazione:
Lettura valutativa in tempo reale con sensore immagini
Intervallo di lettura modificabile
Visualizzazione:
Sovrapposizione griglia, istogramma
MEMORIA
CompactFlash tipo I/II (compatibile con Microdrive), archiviazione esterna con WFT-E3


Trasferimento:                                                                Socket Mini-B USB 2.0 alta velocità (480 Mbit/sec)
S.O                                                                    Windows 2000 (SP4) / XP (SP2) / Vista (escl. Starter Edition) OS X da vers. 10.3 a 10.5
Salvataggio:
JPEG: Fine, Normal (conforme a Exif 2.21 [Exif Print]) / sistema Design rule for Camera File (2.0), 
RAW: RAW, sRAW (RAW Canon seconda edizione a 14 bit), 
compatibile con Digital Print Order Format [DPOF] versione 1.1.
JPEG: (L) 3888 x 2592, (M) 2816 x 1880, (S) 1936 x 1288
RAW: (RAW) 3888 x 2592, (sRAW) 1936 x 1288
Consentita qualsiasi combinazione di RAW + JPEG, sRAW1 + JPEG.

Trasmissione dati:      
USB 2.0 High Speed, Uscite video NTSC/PAL; terminale estensione sistema (per WFT-E3)
Software fornito: Visualizzazione e stampa --->ZoomBrowser EX / ImageBrowser
Elaborazione immagini    ---->    Digital Photo Professional
Altro                                       ---->   PhotoStitch, EOS Utility (incl. Remote Capture, WFT utility*, Original Data Security Tools*), Picture Style Editor* Richiede accessorio opzionale
Direct print: 
Stampanti fotografiche compatte Canon e stampanti PIXMA Canon PictBridge compatibili. PictBridge:si
Ambiente Operativo:                                                            
0 – 40 °C, con 85% di umidità o meno, resistenza a cqua e polvere
ALTRE FUNZIONI
24 funzioni personalizzate con 62 impostazioni;pannello LCD ad  illuminazione;sensore orientamento intelligente,zoom riproduzione 1,5x-->10x;formati visualizzazione:
Immagine singola con informazioni (2 livelli) 
Immagine singola 
Indice con 4 icone
Indice con 9 icone
Ingrandimento
Indicedella foto: Riproduzione automatica: tutte le immagini, ripetizione
Istogramma:luminosità,RGB
Possibilità di inserimento dei dati di verifica dell'immagine originale (necessario OSK-E3 per la verifica
Menù:Menu scatto (x2);Menu riproduzione (x2)
(3) Menu impostazione (x3);
(4) Menu funzioni personalizzate;
(5) Menu funzioni personali.
Aggiornamento firmware.




Alimentazione e Caricabatterie                    Batteria ricaricabile Li-ion BP-511/BP-511A o BP-512/BP-514 (batteria BP-511A in dotazione 1xCR2016 per data e impostazioni).
Kit adattatore CA ACK-E2, adattatore compatto CA-PS400, caricabatterie CB-5L, caricabatterie CG-570, kit cavo batterie per auto CB-570, adattatore compatto CA-570
Durata batteria:
Ca. 800 (a 23 °C, AE 50%, FE 50%) ¹
Ca. 700 (a 0 °C, AE 50%, FE 50%) ¹
Indicazioni batteria
4 livelli.Spegnimento automatico dopo 1, 2, 4, 8, 15 o 30 min
Battery Grip                                                       BG-E3
Collegamento meccanico:                           
T2  (M42x0.75mm), spessore attacco 3mm
Dimensioni e materiale:
Case 145,5 x 107,8 x 73,5 mm in lega di magnesio
Peso (con batteria): 740 g ca.   



Le tabelle non considerano le specifiche relative al flash, in quanto inutilizzato in astro-fotografia.

                   
              
Rumore termico delle due reflex




Distribuzione dei pixel caldi in una esposizione di 300 '' alla temperatura di 23° C e sensibilità a 400 ISO per EOS 350 D e 400D ( 100 ISO per la 4o D).
Fonte: Christian Buil





La E0S 350D, la Eos 40D e tutte le reflex digitali, anche più recenti, per essere impiegate proficuamnete in astrofotografica necessitano  di alcuni accorgimenti e di qualche vera e propria modifica:
  •  Un  filtro per H-Alpha
  • Un circuito alimentazione esterna con finta batteria
  • Un cavo con annesso circuito Bulb di scatto remoto per le Eos più vecchie ( come Eos350D).Per quelle più recenti è sufficiente il collegamento USB.
  Tratterò i tre punti qui di seguito.


Il sensore CCD o CMOS ( come nel caso delle camere Canon) dei dispositivi di acquisizione digitale, risponde alla luce ed al colore in maniera molto simile all' occhio umano, che riconosce una scala cromatica di intervallo di lunghezza d'onda compreso tra 400nm e 640nm, e massima sensibilità nel verde intorno a 550nm ( non a caso la massima radiazione emessa dal Sole è a circa 510 nm: l'occhio umano vi si è adattato). Ora, i CMOS vedono l'intervallo compreso tra 375 nm e 770 nm, con uno sbilanciamento verso l'infrarosso vicino che i costruttori di reflex tagliano mediante l'inserimento di un filtro passa basso apposito, saracinesca per la luce oltre i 640 nm.
Il filtro effettua anche un taglio dell' ultravioletto, e focalizza l'occhio del sensore sull intervallo della luce visibile.Garantendo il corretto bilanciamento del colore, le camere digitali equipaggiate per l'uso "diurno", vengono però rese quasi ceche in una riga fondamentale per la fotografica astronomica: quella dell' H-alpha, situata a 656,28 nm, tipica luce delle nebulose ad emissione ( e della cromosfera solare).
Alcune ditte di prodotti e soluzioni per l'astrofotografia, si sono quindi dedicate alla realizzazione di un apposito filtro, da sostituire al quello originale della Dslr. Quelli della Baader Planetarium, i più utilizzati dai possessori di camere Canon, sono denominati ACF ( Astro Conversion Filter), e BCF. Va notato che: la sostituzione è una vera e propia modifica della camera, che fa decadere l' eventuale garanzia, l'intervento richiede una certa perizia ed è permanete. Le stesse ditte o altre specializzate, presenti anche in Italia, possono effettuare l'operazione con mezzi ed in ambiente operativo (asettico) adeguato. Dal grafico qui a sinistra si evince che tra 400nm e 690nm la trasmittanza del filtro Baader si approssima al 100%. Oltre al significativo miglioramento della sensibilità in H-alpha, la modifica contribuisce alla riduzione del rumore, grazie al minor tempo di posa necessario ad esporre oggetti nebulari e al contenimento delle aberrazioni cromatiche delle lenti per Dslr, grazie al veloce blocco della radiazione UV.
 La nostra reflex, seppur non raffreddata, godrà di una sensibilità sugli oggetti ad emissione, superiore a quella della storica Canon EOS 20DA (la prima reflex realizzata con in mente proprio l'uso astronomico, seguita oggi dalla 60 DA),e abbastanza vicina a quella di una normale camera CCD per astronomia, ma ad un costo nettamente inferiore ( meno di 100 € per l'elemento ACF/BCF, a cui si aggiunga il costo di modifica se non eseguito in proprio), e su di un formato dalle dimensioni maggiori di quelle di un francobollo (come nel caso degli astro- CCD più abbordabili): con la modifica, i sensori l'APS-C se non addirittura  Full Frame (come nella 5D Mark II), diventano quindi estremamente idonei alla ripresa a grande campo di estese regioni nebulari. Anche oggetti diversi, come le galassie ( in Andromeda sono comunque fotografabili regioni H II), ammassi globulari e ammassi aperti, seppur in misura minore, beneficiano della modifica, perché la trasmittanza, come suggerrito da questo ulteriore grafico che compara la differenza di sensibilità tra filtro originale, e Baader ACF, è comunque migliorata su tutto le spettro visibile, specie a partire da 550 Nm. Il filtro ACF rende quindi la reflex uno strumento utile anche nell' ottica della ricerca amatoriale su grandi campi stellari: comete, fotometria sistemi binari, detenzione di esopianeti col metodo dei transiti ecc.Unica nota negativa è lo spostamento definitivo, della gamma tonale della reflex, che tenderà a virare verso una dominante di color arancione.Se intendiamo usarla anche in ambito "terrestre", dovremo rifare il bilanciamento del bianco con la procedura manuale che tutte le camere moderne permettono, o intervenire via software in fase di post processing su ogni singola immagile ( noioso) o con azioni di batch in Photoshop.




Le immagini fissano  i concetti più efficacemente di molte parole. Ecco qui sotto una comparazione tra le riprese effettuate prima e dopo la modifica, dell' oggetto ad emissione NGC 3372, la nebulosa di Eta Carinae. La camera è una Canon Eos 40D. La differenza è rimarchevole: a parità di ogni altra condizione astronomica ed operativa , nel primo caso l'esposizione è stata di 1800" @ 640 ISO, nel secondo di appena 1200@ 400 ISO.



Per i grafici e le due immagini di NGC 3372: credito Baader Planetarium

Ora che abbiamo tra le mani una "bomba quantica" ottimizzata per la riga alpha dell' idrogeno, dobbiamo occuparci della sua alimentazione. E' infatti impensabile affidarci alla piccola batteria di serie perché le lunghe pose astrofotografiche consumano molte risorse: terremo il display spento (  la modalità live view, permessa dalle reflex degli ultima anni, non dalla 350D, è però molto comoda per il centramento e la messa a fuoco del target), ma non basta. A differenza delle camere analogiche, il mantenimento dello stato di apertura dell' otturatore nelle digitali , richiede  una tensione continua che, in 20' di esposizione,  avrà già causato l'esaurimento della batteria stessa. Ne ci sipuò affidare ad una scorta di batterie, perché potremmo essere costretti alla sostituzione mentre è in corso una posa, preguidicando gli sforzi intrapresi  fino a quel momento e facendoci sprecare tempo prezioso nel riconnettere la camera e rilanciarela sequenza da PC. L'interruzione della comunicazione remota (attraverso software come AstroArt o Maxim DL), potrebbe poi mandare in crash il sistema con necessario riavvio del sistema operativo, causa di ulteriori lungaggini ed imprecazioni inopportune.Il battery grip, accessorio di tutti i fotografi, può allungare la fornitura di energia ma se il nostro obiettivo è una lunga sessione composta da più scatti di light ( a cui, in chiusura, si devono aggiungere i flat field), esso non risolve nulla. Canon, Nikon, Pentax e tutte le altre aziente del settore,  forniscono, a prezzi astronomici, accessori per l'alimentazione delle camere da rete, ed è comunque  possibile trasformare in C.C la tensione 220 ADC, per mezzo di un inverter, ma a meno di riprendere da postazione fissa, ciò è naturalmente inoppotuno.Gli astrofili si sono allora industriati a ideare un alimentatore per batterie a 12V da campo ( le normali batterie delle automobili). Un circuito di facile realizzazione si occupa di abbassare la tensione a quella nominale di funzionamento della reflex ( Canon EOS350D,400D,450D richiedono 7.4 VD; 8,1 VDC le altre), e di stabilizzarla.In rete possono essere reperiti molti schemi, tutti grossomodo simili a quello che segue, e facilmente realizzabili da chi abbia anche solo un minimo di manualità e di praticità col saldatore.Il nome con cui in Italia comunemente ci si riferisce a questo utile accessorio,è "finta batteria"e deriva dal fatto che in luogo di quella originale,nell' apposito vano del corpo macchina, occorre alloggiare l'involucro plastico di una batteria svuotata di tutto ad eccezione dei  contatti elettrici. Non ha senso procurarsene una originale, in quanto su ebay possono essere reperite in salsa cinese a bassissimo costo; del resto la bontà delle celle a noi non interessa, visto che la batteria subirà un' opera di cannibalizzazione.Lo schema del circuito è molto semplice e potrebbe essere contenuto totalmente nella stessa batteria. Per evitare che il regolatore di corrente possa costituire una possibile fonte di rumore,è comunque preferibile tenerlo distante dal sensore della reflex, inserendolo in uno scatolotto plastico per circuiti elettrici.Il cuore del circuito è il regolatore di tensione LM 7808, che trasforma la corrente 12 V DC proveniente dalla batteria esterna ( verosimilmente una da automobile, che con 45/50 Ah di capacità, può alimentare anche pc ed altre utenze), in 8  V DC.I due condensatori servono a stabilizzare la corrente e ripulirla da spurie, e sono ceramici da 100.000 pF (picoFarad).Nota:sul piccolo barilotto compare solo la cifra 10 4, che significa 10 + 4 zeri, e non 10^4 !. I due diodi  servono a proteggere la camera da una sicura fumata, in caso di accidentale inversione di polarità nel collegamento dei morsetti in ingresso. Qui abbiamo usato 1N4007, ma sono idonei tutti quelli della serie 1N4xxxx. Il led ( meglio rosso o verde per ragioni di comfort osservativo) è protetto col carico di una resistenza da 650 ohm.Questo circuitino può assorbire fino a circa 1500mA, ma la camera, anche quando sta integrando fotoni, non ne assorbe più della metà.Il regolatore raggiunge comunque temperature elevate ed oltre a distanziarlo il più possibile dalla camera ( ed un cavo sufficientemente lungo è anche più versatile sul campo), occorrerebbe munirlo altresì di aletta di dissipazione, da fissare con dadino sul foro centrale posto nella parte superiore del LM7808. Essa a collegata a massa ( pin centrale del regolatore, nel grafico contrassegnato col numero 2): attenzione a non cortocircuitare la sua carcassa con i contatti di ingresso ed uscita.Come anticipato,i due cavi che escono dal circuito, vanno collegati  ad una batteria svuotata di tutto il suo contenuto, ma fatte salve le lamelle dei contatti, a cui si salderà il cavo bipolare (+ e -); non si colleghi il contatto centrale ( t ). Il circuito è protetto già in ingresso attraverso il connettore maschio a sigaretta da 12V ( quello che si inserisce nell' accendisigari della vettura), che ospita un portafusibile: il fusibile da inserire non dovrebbe superare i 2 A. Il tutto dovrebbe funzionare fino a che la sorgente è in grado di  erogare poco meno di 11 V DC. Per ragionI di assorbimento ( che può essere leggermente diverso anche per uno stesso componente passivo, realizzato da produttori diversi) o di perdite di carico, la tensione in uscita potrebbe essere leggermente al di sotto dei 7.4 VDC nominali richiesti. E per quel che più conta, a causa di ciò a qualcuno è capitato che (con 7.36 V letti sul tester), la 350D non si accendesse. Questo problema io non lo ho mai riscontrato, ma se questo fosse il vostro caso, la tensione può essere elevata quel tanto che basta, semplicemente togliendo uno dei due diodi. Se cosi facendo raggiungessimo circa mezzo volt in più, potremmo poi aspirare ad usare il circuito per alimentare anche gli altri modelli di camere di Canon.
Con la EOS 40D l'alimentazione esterna può essere ottenuta sia rimuovendo che lasciando il circuitino interno alla batteria. Inizialmente io l'ho lasciato e ho saldato su tale circuito, sulla pista delle lamelle + e - ,  le due polarità del cavo in uscita dal regolatore. Toglendo, come già suggerito, un diodo dal circuito di alimentazione autocostruito, ho ottenuto lo stesso voltaggio effettivamente prodotto dalla batteria originale Canon BP511A
  (7,4 V e 1390 mAh nominali), indicato nella seguente figura. Pur se non riportato per dimenticanza, tra il polo negativo ed i contatti B e D la tensione deve naturalmente essere 0 V!
Ma così facendo, una volta accesa, sulmdisplay della reflex appariva l'icona di batteria scarica.Ciò può dipendere dall' assorbimento del circuito interno alla batteria, dalla lunghezza ma soprattutto dalla sezione del cavo che va dal regolatore alla camera, che potrebbe non essere in grado di fornire continuamente la tensione richiesta. Ho quindi tolto tale circuito e collegato i cavi direttamente alle lamelle, sostituito il cavo con uno più grosso.In questo modo la camera rimaneva alimentata qualche secondo per poi spegnersi inopinatamente subito dopo. Il corretto funzionamento l'ho ottenuto solo dopo aver elevato anche la tensione, che misurata col tester era ora di: 9,06 V tra + e -, 8,20 V tra + e D e 7,80 V tra + e B. Per fare questo, dal momento che regolatori della tensione richiesta che io sappia non ci sono, si potrebbe adoperare un regolatore da 10 volt in uscits (come il 7810) e abbassare la tensione attraverso il posizionamanto di altri diodi in serie sulla traccia del positivo. Io ho continuato ad usare il 7808 e ho saldato due diodi al piedino centrale del regolatore.



Infatti la tensione che esce dal regolatore si riferisce al potenziale della massa, cioè 0 volt. Un diodo saldato al contatto centrale, producendo una caduda di tensione di 0,6 volt, "ingannerà" il regolatore che crederà che la massa sia minore di 0,6 volt e fornirà quindi una tensione in uscita 0,6 volt maggiore. Se si aggiungono n diodi in serie e con stessa polarità, l'innalzamento di tensione rispetto al regime ordinario, sarà pari a 0,6 V  X n. Per la mia 40D ne sono stati necessari 2 ( +1,2 V) e rispetto allo schema di base proposto sopra, avevo anche levato uno dei due diodi 1N4007 di protezione. E' bene precisare che la camera deve funzionare entro un range opportuno e ristretto di tensioni e in linea di principio 9 volt normalmente potrebbero essere un pò troppi, ma se ci sono dispersioni il discorso cambia.Occorre prima provare ad ottenere la stessa tensione misurata col tester sulla batteria originariamente a corredo della reflex (che nel caso della 40D è di 8,44V). Se a causa di caduta di tensioni da ricollegare al nostro circuito, ai cavi impiegati o per altre ragioni ci venisse restituito ( magari dopo qualche minuto dall' accensione, con l'inizio degli scatti o in conseguenza dell'attivazione del live view) l'errore di batteria scarica, si provi cautamente ad innalzare il voltaggio. Non credo sia però opportuno eccedere i 9 volt.
Considerate le condizioni di impiego dell' accessorio,sarebbe bene isolare i componenti dall' umidità. Un'ottima soluzione è garantita dall' impego della colla a caldo, che se necessario è anche facilmente asportabile.Un altro accorgimento, maturato dall' esperienza sul campo, riguarda il solido fissaggio dei cavi , che nella parte terminale potrebbero essere incollati all'involucro plastico, e ciò al fine di prevenire strappi accidentali.Il costo dei componenti è quasi irrisorio e questi, ad' eccezione del regolatore,sono spesso reperibili da apparecchiature elettriche di surplus che abbiamo in casa.L'immagine più in alto a sinistra, mostra una dell mie tre realizzazioni: una  per alimentare la camera in osservatorio, una per quella che adopero con montatura da viaggio ( Star Adventurer) ed una di scorta.


La tabella sottostante indica le sigle con cui sono contrassegnate le batterie delle varie  reflex di Canon. Non solo la 350D, ma qualunque altra camera può naturalmente fruire di questo alimentatore esterno, basta procurarli la batteria giusta,svuotarla e collegarla.

Camera Canon Eos
Batteria
350D; 400D
Nb-2LH
5D; 10D; 20D; 20Da; 30D; 40D; 50D
Bp-511
5D Mark II; 5D Mark III, 6D; 7D; 60D; 60Da
LP-E6



L'ultima operazione che dobbiamo effettuare per convertire la nostra reflex per astrofotografia, è la costruzione di un altro piccolo circuito ( e annesso cavo), che permetta la gestione dello scatto remoto della camera, attraverso il PC. Il collegamento al PC attraverso la porta  mini USB  della reflex Canon  permette infatti di scaricare le immagini sul computer e di gestire lo scatto remoto impostando il tempo di posa desiderato, ma non oltre i 30" di esposizione;ed è inutile sottolineare che questo è un normalmente un tempo troppo breve per le riprese del cielo profondo. Occorre allora affidarsi alla posa B, che può essere gestita con accessorio esterno di scatto manuale ( che tiene naturalmente aperto l'otturatore fino a che si mantiene la pressione sull'apposito bottone) , con l'automazione di un intervallometro o, come è opportuno per l'astroimager, attraverso  interfaccia al Pc. Ora, per controllare la posa B, le camere più vecchiotte, come le varie D30,D60,5D,10D,300D,350D(XT),400D(Xti),450D(Xsi),20D,20Da,30D,1DS MII, 1D MII ecc.. richiedono un cavetto apposito, che può anche essere autocostruito.Per le reflex più recenti ( come la 40D ), purché il Pc possa acquisire in USB 2, è sufficiente lo stesso cavo USB con cui si scaricano  le immagini su h.d e si scatta fino a 30". L'accessorio da me realizzato per la mia EOS 350D è schematizzato a sinistra nelle sue componenti.Servono una resistenza da 2200 ohm, un diodo 1N4148, un plug da 2.5 mm maschio a 3 conduttori ( che si innesterà nell'apposito ingresso della camera), una porta seriale DB9/RS 232 e un'attuatore del comando di apertura dello shutter. Qualcuno sceglie di unare un relè, ma è più opportunol'impiego di un accoppiatore ottico isolato, come il tipico 4N25.Del connettore sono utilizzati i contatti di scatto e di autofocus( AF), nel caso si utilizzi la camera con una propria  ottica e non al fuoco di un telescopio.Il collegamento COMune non è utilizzato.I pin dell' accoppiatore da collegare sono il numero 4 e 5. A monte, della porta seriale saranno saldati i contatti numerati 5 (GrouND) e 7 ( RTS). Per riconoscere l'ordine di piedinatura del 4N25, occorre riferirsi ad un simbolo ( di solito nero circolare) presente sulla testa dello stesso: il pin vicino ad esso è il numero 1.I due spezzoni di cavo ( basta un bipolare) che collegano l'accessorio al pc ( lato RS232) e alla camera ( lato plug 2-5 mm), devono essere dimensionati in lunghezza al fine di disporre sufficiente margine di manovra e non tensionarsi eccessivamente. Nel caso il Pc  non disponga della porta seriale (i computer moderni non la implementano più),dovremo dotarci anche di un adattatore RS232-USB ed installare i drivers Prolific adatti al sistema operativo in uso. Questo schema è adatto a tutte le reflex Canon ( su Nikon non mi sbilancio non avendolo mai provato), con una precisazione: alcuni modelli ( 10D,20D,20Da,30D ecc..) imbarcano il plug N3 in luogo del 2.5 mm, che è più difficile da reperire se non da un vecchio comando di scatto remoto non più utilizzato.


Flat field box

flatfield_3 Se volgiamo fare le cose per bene, dobbiamo acquisire i files di calibrazione, capaci di "pulire" le nostre belle immagini astronomiche: dark frames, bias frames ( se si riscalano i dark)  e flat filed. Statisticamente parlando, dalle immagini di luce si sottraggiono dark ( e bias) e si effettua la divisione per il flat. Mentre i dark frames si occupano del rumore termico e degli hot pixels, gli ultimi servono a rimuovere sporcizia su sensore ed ottiche, vignettatura, dead pixels e disuniformità varie generate dalla matrice del sensore. Oltre che in fotografia estetica, I flat sono poi indispensabili nei lavori scientifici relativi ad esempio alla produzione di curve di luce di stelle variabile o esopianeti. Sempre in ottica di ricerca vanno presi anche per la misurazione delle caratteristiche intrinseche del ccd (test della linearità di risposta alla luce, una misura fondamentale specie quando esso sia equipaggiato con Anti Bloom Gate). Questo genere di frame deve avere le stesse caratteristiche di quelli di luce (treno ottico,temperatura del sensore, binning  ed ISO per le Reflex) ad eccezione del loro tempo di posa ( i dark frames per contro devono avere anche questo requisito) che qui deve seguire una logica specifica: garantire un' immagine uniformemente sovraesposta ma non satura, producendo quindi una perfetta mappatura dei difetti di cui sopra. Si raccomanda a questo proposito di gestire i tempi (e se possibile regolare la luminosità della sorgente ripresa ) affinché il picco dell' istogramma si mantenga grosso modo tra 1/3 e meno di 2/3 di tutta la dinamica del sensore ( quindi tra 20000ADU e 40000 ADU per sensori a 16 bit). Prove pratiche diranno poi nello specifico quale sia il valore ADU che meglio permette di "pulire" le immagini di luce senza al contempo introdurre altro rumore o inestetismi. A questo proposito è anche necessario acquisire almeno una decina di flat che andranno poi mediati per dar luogo un unico frame (il master flat) maggioremente significativo, e soppressivo del rumore di Poisson ( variazione aleatoria di un segnale) che singoli scatti ( di luce, dark, bias o flat che siano) inevitabilmente introducono. Chiaramente occorre una libreria di flat per ogni filtro impiegato e la posizione del fuoco deve essere la stessa delle immagini vere e proprie.Per evitare che le caratteristiche negative che si vogliono eliminare, alterino la propria struttura nel cammino ottico durante la sessione di ripresa ( si pensi alla polvere che si muove quando il telescopio campia posizione), i flat field dovrebbero essere ripresi alla fine della stessa sessione, e non con cadenze settimanali o peggio mensili.Tralasciando quelli sintetici realizzabili ad esempio con Photoshop ma che in genere non danno grandi risultati, si possono considerare 2 tecniche per la cattura dei flat:



Sky flat

  1. maglietta bianca, foglio o superficie bianca davanti al tubo che punta il cielo uniforme ( e senza stelle!) dell'alba o tramonto.
  2. di giorno, maglietta bianca con cielo uniformemente illuminato dal sole.
Observatory
  1. ripresa di una superficie uniforme dell' osservatorio, di un foglio elettroluminescente o dello schermo del pc.
  2. flat field box o scatola luminosa opportunamente costruita per essere appoggiata al tubo

flatfield_2Io ho costruito un flat field box di polionda nero, illuminato con 9 led uniformemente spaziati posteriormente ad uno di tre fogli diffusori in plexiglass. Occorrono anche alcuni resitori ( necessari per non bruciare i led) , un potenziomentro ( utile per gestire al meglio i tempi di esposizione del flat) e naturalmente i cavi di collegamento. Il circuito, la stessa struttura a cubo di contenimento
( di 45 cm di lato circa ) ed i fogli di plexiglass  sono stati fissati con colla a caldo stesa con la relativa pistola. 
Il box deve venire alimentato con sorgente a 12 Vdc ( batteria auto o alimentatore stabilizzato lineare) .

I diodi ad emissione di luce o led hanno una caduta di tensione proporzionale alla frequenza
luminosa da essi emessa, così riassunta:
bianchi warm: 3v
     bianchi cold o blu:  3,5v      rossi: 1,6 v    gialli: 2,2v       verdi: 2,4v

Per evitare problemi di risposta differenziale del sensore alle varie lunghezze d'onda, sembra più indicato usare led bianchi per il nostro scopo. Io ho usato quelli dall' emissione più brillante e fredda, caratterizzati da tensione superiore a quelli a luce calda.
In realtà i led bianchi producono luce blu, salvo poi essere sottoposti ad una copertura superficiale a base di fosforo. Ciò giustifica lo stesso voltaggio nominale di quelli blu.


Il semplice circuito di alimentazione può essere di tipo in serie, in prallelo o misto.
In SERIE basta un unico resistore, i voltaggi dei diodi luminosi si sommano e la corrente che li attraversa è la stessa per tutti.

Con tre led si avrebbe : 3,5 V x 3 = 10,5 V

resistenza = R = (Vi-Vf)/If = (12-10,5) / 0,02 = 75 Ω
potenza = P = (Vi-Vf)²/R = (12-10,5) : 75 = 0,03 W

Ma se si usassero 9 led occorrerebbe una tensione di 31,5 V, eccessiva per la tradizionale alimentazione con batterie da auto usate dagli astrofili.
Ovviamente poi se un led della serie si brucia il circuito non funziona più.


In PARALLELO ciò che si somma è la corrente di ogni led. Si può procedere con un unico resistore di potenza opportuna o,
meglio, con più resistori. Nel primo caso avremmo:

R = (12-3,5) : (0,02X9) = 47 Ω
P = (12-3,5)² : 47 = 1,54 W
La potenza "normale" di un resistore è 0,250 W, ma in questo tipo di circuito essa può  essere ben diversa da quanto si otterrebbe con la serie; occorre quindi munirsi di un resistore di potenza adeguato ma, come anticipato, è soluzione più logica (e meno costosa) utilizzarne uno per ogni led posto in parallelo. Così facendo i valori saranno:

R = (12-3,5) : (0,02) = 425 Ω
P = (12-3,5)² : 425 = 0.17 W


Il circuito in parallelo presenta altri inconvenienti derivanti da due ragioni:
ogni esemplare di led non ha mai le stesse caratteristiche
di un altro esemplare "identico". Questo pregiudica l'uniformità della luminosità. Inoltre, se si danneggia o si brucia uno di essi, aumenteranno le tensioni di funzionamento degli altri ed anche in questo caso la luminosità non sarà uniforme in tutto il circuito. Inoltre si buceranno via via tutti, perché saranno attraversati da
correnti sempre maggiori.

MISTO SERIE- PARALLELO
3,5 x 3 = 10,5v
(12-10,5) : 0,02A = 75 Ω  approssimato a 100 Ω
P = (12-10,5)² / R = 0.03 W

Ho optato per questa ultima soluzione, che è semplicemente l'equivalente di un circuito di 3 led in serie triplicato. Il valore di resistenza più prossimo che avevo a disposizione era da 100Ω. Il potenziometro opportuno da inserire nel circuito è da 1kohm. Esso si è rivelato molto utile nel permettere l'allungamento dei tempi di posa a livelli opportuni: tempi brevi possono introdurre artefatti producendo mappature non corrette del segnale, sia per quanto riguarda ccd con semplice otturatore elettronico ( come nel caso delle mie Atik), sia a maggior ragione per  quei ccd dotati di otturatore elettro-meccanico e per le reflex.
Il circuito, nella sezione non in parallelo, deve essere avere cavi di opportuna sezione, dal momento che questi ultimi devono poter reggere 60 mA (20 mA x 3).

flatfiled_1












I flat possono essere ripresi manualmente o in modo semplificato attraverso software di automazione come Voyager, SGP,CCD Commander,CCP AutoPilot, Prism, Max Pilote. Una valida alternativa è il plugin Sky Flat Assistant per Maxim DL. Esso ordina al software principale di riprendere ( senza salvare) una serie di scatti fino al raggiungimento del livello Adu desiderato, poi inizia la cattura del numero di esposizioni richieste dall' utente. Richiamando un semplice file di testo pre-formattato, il plugin può pianificare anche auto-esposizioni specifiche per ogni singolo filtro di cui si dispone.

Flat field di un ccd Atik One 6.0 generato con Sky Flat Assistant in Maxim DL5 nel canale luminanza (Astrodonomik L)  @ -10°C col pannello di cui sopra.
La regolazione di potenza dei led ha permesso di ottenere in media 24.000 ADU su tutto il formato con una esposizione di 29 ''.
Lo scatto originale era in Bin 1x1, qui ridimensionato in un 3X3.



Software di comunicazione


Come detto anche più sotto, per quanto riguarda ccd per astronomia ( utilizzati da Atik, Sbig, Finger Lake, Starlight Xpress, Moravian, QSI,QHY,Apogee ecc..) e reflex Canon ci sono molti software disponibili. Alcuni sono quasi universalmente utilizzati a livello amatoriale per controllare ccd ed accessori : Maxim DL, Astro Art, CCDSoft e Prism e Nebulosity. Ma anche quelli proprietari delle aziende che producono lo stesso hardware spesso non sono male. Nell' ambito ccd astronomici questi software si interfacciano alle periferiche via Ascom ( e drivers specifici per il prodotto) praticamente in modalità plug and play. Nel mondo reflex il discorso è più articolato, perché ( fermo restando quanto appena detto) occorre predisporre un previa interfaccia di collegamento e a volte, specie per i modelli Canon più vecchi, far funzionare drivers un pò datati non è così intuitivo e semplice.Con l'acquisto della reflex viene fornito a corredo un disco col software ed i driver se necessari, sia per ambiente Win che Mac.La Eos 350D, la 5D e le altre camere del periodo, richiedevano l'installazione dei driver WIA, e del software Canon Utility che comprendeva tra l'altro l'interfaccia Camera Windows* ( per Windows XP, Windows 2000, Windows Me, and Windows 98 SE) ed Eos Utility** ( Eos Capture dalla V 1.5 in poi, per ogni sistema operativo): uno di questi ultimi due software deve sempre essere previamente lanciato per stabilire la connessione al PC. Con Camera Windows, si è potuto constatare che è inoltre richiesto ZoomBrowser EX,altro software del pacchetto Canon Utility, che ha lo scopo di visualizzare ed archiviare gli scatti, da quello che ho potuto constatare, occorre tenerne aperta ed abbassata un'istanza, a prescindere dal programma di gestione che andremo poi come di consueto ad utilizzare ( Maxim DL, AstroArt, ecc).Ciò non sembra necessario con Eos Capture. Microsoft ha poi inopinatamente intrapreso la politica di non supportare più le nostre vecchie camere  nei nuovi sistemi operativi, a partire da Win 7. Il sopra menzionato driver WIA non si installa e la nostra 350D ( ma non solo quella)  non viene di conseguenza riconosciuta.Per rimediare, varie strategie quasi tutte infruttuose sono state intraprese da quando è comparso Seven, come l' installazione  del software Canon più recente: Eos Digital Solution Disk Software 29.1a per Windows 7 / 8 / 8.1 x86 / x64 , che può essere scaricato da qui.

Personalmente non ho risolto nulla.Secondo altri si potrebbe installare l'ultimo driver rilasciato prima di Seven, vale a dire quello per Vista 64 Bit.Molti forum che trattano la questione, dicono che il controllo può essere stabilito in Win7, semplicemente cambiando  il normale modo di comunicazione della reflex da "PC Connect" a "print/PTP". Questa operazione, che si esegue nel menù della reflex ( se non si sa come, si consulti il manuale Canon), è (stranamente) vero se ci si limita a leggere il contenuto della memeoria e a scaricarlo sull' hard disk. Per controllare remotamente la camera, non c'é altro modo che settarla su "PC Connect", ma la camera non è riconosciuta ed il problema persiste. Per quel che ne so io, l'unica soluzione realmente efficace è costituita dalla virtualizzazione: si installa cioé una copia di Xp virtuale in Windows 7/8, ed il sistema operativo verrà lanciato in una finestra. Vi sono vari software per fare questo, ma se il nostro scopo è solo quello di far girare Windows Xp ( e non ad esempio qualche distro di Linux), la migliore soluzione è offerta dal pacchetto ufficiale di Microsoft, chiamato  Windows XP Mode, di circa 500 Mb, che contiene già una copia legalmente utilizzabile  del sistema operativo, aggiornata al service pack 3 ( l'ultimo rilasciato). Quindi per la virtualizzazione non dovremo preoccuparci di procurarci un disco di installazione dello stesso, e per di più, trattandosi si release della stessa Microsoft, l'implementazione è completa.Non potremo però virtualizzare nessun altro sistema operativo e pur potendo installare in XP Mode tutti i software che vogliamo, e che magari con Seven davano qualche problema o non funzionavano proprio,è bene ricordare che Xp non è più supportato dal 2014. and Windows Virtual PC     http://www.microsoft.com/windows/virtual-pc/

Non pare ci siano particolari problemi per gestire al meglio le reflex di nuova concezione, che tra l'altro, come già detto sopra, con il solo cavo usb controllano anche la posa Bulb.


Raccordi & Accessori


Per collegare la camera al telescopio, occorre un cosiddetto anello  T 2; questo accessorio possiede attacco T universale sul lato  frontale ( M42 X 0.75) ed innesto a baionetta specifico per ogni marca di reflex, dal lato camera.Potrebbe essere necessario munirsi anche di un adattatore per il fuocheggiatore del proprio telscopio, che se è di 2 pollici, ne richiede uno da 2 pollici: con adattatore da 1.25" (31.8 mm) si avrebbe vignettatura.




Controllo remoto.

Come specificato sopra, per il controllo remoto della camera  sarebbe bene ed economico, ricorrere al DIY ed interfaccia al PC.Sul N3 PLUGmercato esistono peraltro dei telecomandi stand alone già pronti, che in alcuni casi implementano anche funzioni time lapse. Un ottimo esempio è offerto dal  qui a sinistra riproposto Canon TC-80N3: seppur un po costoso, questo è un ottimo intervallometro per  le Canon  che adottano il connettore N3 (immagine a destra) ma che non funziona direttamente con quelle dotate di vecchio standard T3 del 1980, ne con le camere Rebel ( come la Eos 350D), che hanno plug da 2.5 mm. A questo proposito però,  l'astrofilo austriaco Gerald Wechselberger,  realizza a prezzo modico una modifica al cavo del TC-80N3, per renderlo compatibile con le vecchie Eos. Direttamente con plug da 2.5 mm possono essere gestite le funzioni remote delle reflex ad opera di alcuni astroinseguitori, come lo Star Adventurer di Sky Watcher,che permette anche l'autoguida e che posseggo.Sul sito del canadese Cyrille Thieullet che per Pocket Pc ( Win Mobile) e Palmari (Palm OS), offre il proprio software planetario Astromist,  è presentato un interessante schema per la semplice realizzazione di un circuito capace di controllare la reflex da palmare.
Questo mi permette di ricordare che, più in generale, il tema del controllo remoto delle Dslr è trattato, in relazione alla fotografia time lapse, in quest' altra pagina del sito. Quanto detto al link, circa le alternative che il mercato offre oggi, vale ovviamente anche per l'astrofotografia remota non time lapse.


*
Camera window è compatibile con: EOS 5D, EOS 10D, EOS 20D, EOS 20Da, EOS 30D, EOS 300D, EOS 350D,EOS D30, EOS D60,EOS 450D, EOS-1Ds Mark III, EOS 40D, EOS-1D Mark III, / EOS 400DDIGITAL, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D MarkII N

**
EOS Capture (dalla V1.5 in poi) per Windows, richiedeuno di questi programmi: ZoomBrowser EX 5.2.1 o superiore, EOS Viewer Utility 1.2.0 o superiore,Digital Photo Professional 2.0.2 o superiore . Ma EOS Viewer Utility non supporta queste camere:EOS Kiss Digital N/EOS DIGITAL REBEL XT/EOS 350D DIGITAL, EOS 5D, or EOS 1-D Mark II N.


Fuocheggiatura

Con le tipiche lunghezze focali delle ottiche delle reflex utilizzate in astrofotografia in modalità piggyback sul telescopio che insegue il moto celeste, o a ache nel caso di impiego a fuoco diretto sul tele, sorge il problema della corretta messa a fuoco. Nel primo caso la difficoltà sorge in quanto la tolleranza di fuoco è direttamente proporzionale al rapporto focale, e queste ottiche sono veloci. Nel secondo perché il campo inquadrato nel mirino, è piccolo e naturalmente buio.I produttori forniscono per le propeie reflex un accessorio magnificatore ( 2x,4x,ecc.) che si innesta levando il rivestimento in plastica esterno del mirino.Non si risolve molto, ma questa soluzione può aiutare.In aggiunta è in commercio un cercatore ad angolo retto, pure capace di un potere di magnificatore di 2.5x, che se non altro semplifica dal punto di vista della postura, la non agevole esperienza di messa a fuoco.Le reflex di ultima generazione hanno il Live View: anche questo costituisce sicuramente un valido ausilio alla messa a fuoco, peccato che in questo modo ci arrivi agli occhi un fascio di luce che se non ci acceca, mal si concilia con l'adattamento all' oscurità, che tutti gli astrofili ricercano prima di intraprendere ogni operazione in astronomia ottica e fotografica.Il modo migliore di fuocheggiare con le relfex è quello di affidarsi ai programmi per  computer che come Astroart e MaximDL ( per citare i più noti), leggono in tempo reale la FWHM (massima larghezza a metà del massimo di trasmissione) della stella, invitandoci quindi ad operare le opportune correzioni, per rendere questo valore il più piccolo possibile.Usando sempre gli stessi o altri software, ci si può affidare anche a fuocheggiatori motorizzati, capaci di automatizzare le operazioni.Un esempio vincente è offerto dal Robofocus, fuocheggiatore elettronico con misura di fuoco assoluto e compensazione della temperatura, prodotto dalla statunitense Technical Innovation. E' un progetto non recentissimo ( la connessione al PC è seriale) ma molto versatile in quanto si adatta a qualunque sistema ottico:con pignoncino e una cinghia di trasmissione, si può anche collegarlo all'impugnatura in gomma per la messa a fuoco manuale delle ottiche di una reflex.La foto a sinistra, proposta dal sito e-commerce di un noto rivenditore italiano, illustra proprio questo setup.L'interfaccia si basa sul software proprietario (per il controllo manuale a distanza),o con driver Ascom ( che permette di gestire il RoboFocus in automazione attraverso l'ottimo programma FocusMax).Altri sistemi, anche più costosi, sono presenti sul mercato e qualcuno, fedele alla filosofia DIY, si autocostruisce l'hardware con i motori passo-passo delle vechcie stampanti.Se invece ci si vuole svincolare dal Pc,ma senza rinunciare alla precisione, la camera ( a fuoco del telescopio, ma anche con propria ottica seppur meno precisamente, per via delle dimensioni del mirino), può essere ottimamente fuocheggiata col metodo della maschera di Bahtinov (foto), o dei cerchi ed i triangoli di Hartmann.Sul sito astrojargon è implementato un tool che permette di calcolare le dimensioni di quella di Bahtinov per le caratteristiche dell'ottica da noi usata e quindi stampare la dima. Secondo un principio analogo, ma in modo molto più spartano, si può  porre un vetro o un crocicchio di filo teso davanti alle ottiche. La raggierra attorno alle stelle, prodotta dalla diffrazione della luce, può aiutare a mettere a fuoco la reflex in modo soddisfacente.In tutti questi ultimi casi, il fuoco è raggiunto quando la figura prodotta è più brillante rispetto ad ogni altra posizione.

Nota:Probabilmente per imprecisione costruttiva, nessuno degli obiettivi fotografici che noi abbiamo mai usato, neanche quelli di maggior pregio, è precisamente a fuoco sulle stelle, con la ghiera della distanza sulla posizione di  infinito: quindi non facciamoci ingannare dalla tacca.

Fasce riscaldanti

Quiando si pianifica un timelapse notturno per la prima volta,non ci si pensa, ma quando si è sul campo e si constata che ahinoi la temperatura ha raggiunto il punto di rugiada e l'umidità relativa arriva al 99%, sulla nostra costosa ottica si forma la condensa.Il breve filmato presentato sopra, ad un certo punto evidenzia proprio questo dannoso effetto.Occorre allora comperare o autocostruirsi una fascia anticondensa.Presso un rivenditore di articoli per astronomia il prezzo medio è di 100 € (regolatore e fascia piccola per DSLR).Con la costruzione in proprio si superano appena i 10 €.Io ne ho realizzata una per i miei obiettivi fotografici (77 mm di diametro).Prendendo spunto da precedenti realizzazioni di bravi astrofili, ho individuato in 2,5 watt la potenza complessiva in grado di  bilancire opportunamente efficacia riscaldante e consumi.Come suggeritomi, il numero di resistenze idonee a distribuire al meglio il calore ( e che per semplifictà ho deciso di collegare in serie), è di una decina.Con alimentazione a 12 VDC, si ottiene una resistenza totale di 57,6 ohms, ed individuale di 5,76 ohms.Non ricordo bene, ma mi pare che le resistenze da me acquistate siano proprio di tale impedenza.Ad ogni modo si può chiedere in negozio un resistore dal valore più vicino a quello calcolato. L'assorbimento risulta di 0,21 A.Impiegando una batteria analoga a quella della mia fida Honda Hornet, con capacità di 12 Ah, la durata sarebbe di ben 60 ore.Considerando anche l'assorbimento per l' alimentazione esterna della reflex, e ponderando prudenzialmente le stime in funzione anche della temperatura esterna ( che intorno a 0°C può anche a dimezzare la durata delle batterie al piombo), arrivo in tutta tranquillità a 2 intere notti astronomiche.Il costo, come anticipato è molto contenuto: 3,5 € per 10 resistenze (da 2,5 Watt max.), 2 € per 1 metro di cavo bibolare da 1 mmq, 3,5 € per un connettore maschio da accendisigari o RCA.Le resistenze in serie vengono infine infilate un una guaina termorestringente (2 €) e fissate ad un anello di velcro che il fissaggio opportuno (1 €).La realizzazione proposta nell' immagine è un prototipo, ma a dispetto della fattura un poco spartana, funziona già egregiamente, basta tensionare il velcro per garantire aderenza alla superficie esterna del materiale che contiene il gruppo ottico.


Software di cattura

 Vogliamo gestire al meglio la nostra sessione astrofotografica con reflex e CCD, e abbiamo bisogno del computer. Risolti i problemi di interfacciamento tra questo e le periferiche, dobbiamo ora fare i conti con un aggravio non trascurabile ( si pensi alla batteria da auto per alimentare PC, reflex e montatura ) in termini di carico da trasportare nelle sessioni itineranti, magari sotto i cieli cristallini di alta montagna. Ma le maggiori potenzialità operative rispetto ad un semplice hardware di controllo remoto, seppur avanzato, di cui verremo a disporre ( pensiamo alla comodità dell' autoguida!), ci ripagheranno di tanto sforzo. Di software che assolvono questo scopo, ve ne sono molti, gestibili anche tramite piattaforma Ascom.

Limitatamente alle Dslr, tra gli ultimi che ho sperimentato c'è  DslrStar; si tratta di un tool ibrido (hardware e software ordinabili dal sito di Cercis Astroun), che permette il controllo remoto completo delle reflex. A livello unicamente software, ho da poco provato anche APT-Astro Photography Tool ( che per inciso controlla anche le camere CCD). Non è gratuito ma è disponibile una demo perfettamente funzionante. Lo si trova da www.astroplace.net .
In circolazione da diversi anni vi sono poi i tradizionali Maxim DL/DSLR, Iris, AstroArt,CCDSoft,Prism, Astro Photography Tool,Dslr Focus, ImagePlus, Nebulosity,DSLR Control, Dsrl Shutter, BackyardEos, DSLR Controller ( per Android), solo per citare i più usati.Maxim Dslr e gli ultimi quattro sono stati pensati esclusivamente per le reflex (ma anche Astro Photography T. è particolarmente votato a queste camere e sta guadagnando sempre più consensi) e alcuni implementano tutte le funzioni necessarie alla gestione completa di una sessione con la reflex,dalla fuocheggiatura all' eleborazione.



La fase di elaborazione si affida a software che sono spesso nient'altro che una porzione di codice rientrante in una logica completa che comprende gestione, cattura, analisi e appunto processing dei frames. Quindi molti sono stati qui già nominati .In giro ci sono molti prodotti, gratuiti o a pagamento per ogni gusto e tasca. Non li tratto in questa sede.



Alcuni consigli pratici sulle basilari impostazioni delle reflex Canon EOS


Settaggio
Descrizione
Communication: PC Connection
E' l'unica modalità per gestire lo scatto remoto oltre i  30'' di posa, con le reflex meno recenti. Le Canon Eos prodotte negli ultimi anni ( come già la 40D), permettono il controllo remoto via USB.
Qualità: RAW
Formato lossless, quindi il più adatto ad essere successivamente manipolato.
Autorotate :OFF E' bene lasciare sempre i frames orientati nello stesso modo della camera o la correzione del dark frame non sarà ottimale.
ISO:800
In astrofotografia, nel caso di riprese del Sistema Solare, può andar bene 200, anche perchè a questo valore, la camera lavora al miglior range dinamico effettivo; nel caso di oggetti del cielo profondo almeno 400,ma meglio 800. Se la reflex è modificata per l' H-alpha, e magari anche raffreddata con cella di Peltier, 800 ISO fornisce un rapporto sensibilità / rumore ottimale.Tutti gli astroimagers usano questo valore. Oltre abbiamo riscontrato la massiccia introduzione di artefatti.
MODO: M
Le funzioni preimpostate e magari il flash !, non fanno ovviamente al caso nostro.Se poi non si riprende al telescopio, in modo manuale deve essere impostato anche l'obiettivo (l'autofocus a valori di illuminamento così bassi non funziona correttamente).
POSA: B
Vogliamo avere a disposizione i tempi di esposizione che riteniamo più opportuni,senza la limitazione dei 30'' .
ANTEPRIMA:
OFF
Se l'anteprima è ON, dopo che l'immagine è scaricata ci viene visualizzata per il tempo impostato: questo aumenta il consumo di corrente e poi ci abbaglia.
AUTO POWER OFF: DISABILITATO
Il settaggio del  tempo di inattività raggiunto il quale la camera va in standbay, è controproducente: se non siamo in loco ma operiamo in remoto la sua riattivazione, che richiede la pressione di un tasto sulla reflex,ci costringe arecarci all'osservatorio o comunque al luogo di ripresa.Rispetto alla connessione al Pc ,la disattivazione scollega la periferica in modo un pò brutale, e se questo avviene ripetutamente, all'ultimo risveglio potremmo essre informati che" i driver della periferica non sono installati"!
LIVE VIEW: OFF
Per le reflex più recenti:Consuma e abbaglia.Può essere utile per la messa a fuoco, poi disattiviamolo.
RIDUZIONE RUMORE:OFF
Il contenimento del rumore è fondamentale in astrofotografia, il thermal noise e quello di Poisson, sono il fardello con cui occorre confrontarci ogni volta che si apre l'otturatore o il CCD inizia ad integrare fotoni, e per questa ragione si raffreddano le camere e si riprendono i dark frames.Ma la relativa opzione sulla reflex andrebbe disattivata.Il dark frame, la mappatura del rumore che ogni posa inevitabilmente porta con se, per essere efficace deve essere ripreso con gli stessi tempi di esposizione e alla stessa temperatura della posa vera e propria ( per le reflex questo secondo requisito è di difficile soddisfazione, a meno di raffreddarle con cella di Peltier munita di termostato). Dal momento che per la calibrazione ci faremo previamente una libreria di dark ( che poi medieremo) per ogni esposizione e (all' incirca)  temperatura, quello ripreso dalla camera non ci serve e anzi comporta un inutile aumento dei tempi morti.
BILANCIAMNETO COLORE:
VIA SOFTWARE
Non ci si riferisce all' opzione nel menù della reflex, ma a quella del software di acquisizione.AstroArt e Maxim Dl, possono sommare le immagini Raw e convertirli solo successivamente in tricromia. In questo modo la sintesi colore garantisce generalmente risultati migliori di quanto non farebbe l'elettronica della camera ad integrazione avvenuta.Per le reflex non modificate, il peso da applicare ai tre canali dovrebbe essere vicino a quello indicato nella tabella sottostante.


 

350D

40D

R

1.56

1.47

G

1.00

1.00

B

2.27

2.08


Rapporto dei coeffienti da applicare alla sintesi dei tre canali colore, eguagliato ad 1 quello sul verde.
Come si vede,il canale blu è molto meno sensibile.

Fonte:Christian Buil



Links:
Specifiche di tutte le camere Atik (PDF)
Eos 60 Da, ne vale davvero la pena? Articolo di Lorenzo Comolli e Cristiano Tuffanelli.
Drivers & software Canon digital Cameras
Tabella di comparazione di tutte le camere Eos di Canon